Una guerra di civiltà, non tra civiltà
Eugène
Delacroix, La Liberté guidant le peuple. Parigi, Museo del Louvre
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La libertà non è una verità
storica e l’assetto liberale di uno stato non è l’unico possibile. Il
riconoscimento della libertà d’espressione a tutti i cittadini è una scelta che
gli stati occidentali hanno fatto, non senza difficoltà, piuttosto recentemente.
Dalla Magna Carta Libertatum che per prima in un’Europa monarchica ha posto
limiti al potere assoluto del re, sino alla “Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’uomo” sono passati quasi 800 anni. Gli illuministi hanno lottato
strenuamente contro i reazionari, contro il dogmatismo degli accademici e
l’oscurantismo della Chiesa. Scritti come l’Epistola Sulla Tolleranza di Locke hanno
gettato le basi per l’accettazione di tutti i credi religiosi.
La libertà non è scontata, è un traguardo per cui si è versato inchiostro e sangue, una scelta che abbiamo fatto e che dobbiamo fare ogni giorno, con consapevolezza e convinzione. E’ una regola suprema alla base del contratto sociale, a cui sottostiamo in quanto cittadini di qualunque stato europeo. E’ un diritto che è stato spesso violato anche nel nostro continente, basti pensare alle intrusioni dell’Inquisizione nel progresso scientifico o alle censure liberticide dei regimi nazi-fascisti.
In definitiva la libertà non è l’unica opzione e forse non è sempre la più facile, ma è qualcosa di cui noi tutti andiamo fieri.
Gridiamo quindi all’oltraggio e se dei vignettisti vengono uccisi solo per aver fatto della satira, non importa se di cattivo gusto, e analogamente scandalizziamoci se qualcuno condanna l’Islam intero, generalizzando e mettendo in discussione la libertà di culto e d’espressione di tutti i musulmani. Non esiste una civiltà superiore all’altra, ma è giusto che noi europei crediamo con fermezza nei valori che sono alla base dei nostri stati. Dobbiamo però farlo fino in fondo, non soccombendo alla paura del terrorismo tramite l’autocensura, né facendoci sedurre dalla soluzione semplicistica di confondere gli atti eclatanti di pochi fanatici con le idee pacifiche di milioni di islamici che conducono una vita dignitosa nel rispetto della legge.
Quella che sta avvenendo non è una guerra tra civiltà ma di civiltà. E’ la guerra tra moderazione e fanatismo, tra apertura e chiusura, tra odio e umanità. In nome della libertà a cui amiamo fare appello, dobbiamo lottare nella giusta fazione.
La libertà non è scontata, è un traguardo per cui si è versato inchiostro e sangue, una scelta che abbiamo fatto e che dobbiamo fare ogni giorno, con consapevolezza e convinzione. E’ una regola suprema alla base del contratto sociale, a cui sottostiamo in quanto cittadini di qualunque stato europeo. E’ un diritto che è stato spesso violato anche nel nostro continente, basti pensare alle intrusioni dell’Inquisizione nel progresso scientifico o alle censure liberticide dei regimi nazi-fascisti.
In definitiva la libertà non è l’unica opzione e forse non è sempre la più facile, ma è qualcosa di cui noi tutti andiamo fieri.
Gridiamo quindi all’oltraggio e se dei vignettisti vengono uccisi solo per aver fatto della satira, non importa se di cattivo gusto, e analogamente scandalizziamoci se qualcuno condanna l’Islam intero, generalizzando e mettendo in discussione la libertà di culto e d’espressione di tutti i musulmani. Non esiste una civiltà superiore all’altra, ma è giusto che noi europei crediamo con fermezza nei valori che sono alla base dei nostri stati. Dobbiamo però farlo fino in fondo, non soccombendo alla paura del terrorismo tramite l’autocensura, né facendoci sedurre dalla soluzione semplicistica di confondere gli atti eclatanti di pochi fanatici con le idee pacifiche di milioni di islamici che conducono una vita dignitosa nel rispetto della legge.
Quella che sta avvenendo non è una guerra tra civiltà ma di civiltà. E’ la guerra tra moderazione e fanatismo, tra apertura e chiusura, tra odio e umanità. In nome della libertà a cui amiamo fare appello, dobbiamo lottare nella giusta fazione.
Elias
Ngombwa, 5^I
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