Intervista a Devis Bonanni, blogger e autore del libro "Pecoranera"
“Non stavo
sfuggendo da qualcosa che non mi piaceva, ma stavo andando verso qualcosa che
sentivo sempre più mio.” E’ così che Devis Bonanni, un ragazzo friulano di 28
anni, definisce la scelta di abbandonare il lavoro fisso per vivere in natura.
Da 7 anni vive con i soli prodotti che riesce a coltivare e a produrre. Nel
2012 ha scritto “Pecoranera”, un libro nel quale racconta la sua esperienza. Il
28 gennaio 2015 ha tenuto una conferenza nel nostro liceo e noi gli abbiamo
posto alcune domande.
Devis Bonanni al Marinelli |
Quando
è stata la prima volta che hai pensato
di fare questa scelta? La tua famiglia e i tuoi amici ti hanno
sostenuto?
L’innesco è avvenuto
quando a 19 anni lessi un articolo che raccontava di una famiglia che viveva in
auto sussistenza. Questa non è mai stata una scelta compresa dai miei genitori,
perché loro appartengono alla generazione che ha lasciato la vita rurale per
andare in città.
Hai
detto che non vivi di sola auto sussistenza, ma che riesci a vendere qualcosa.
Chi ti aiuta?
Trovo aiuto
in alcune persone, provenienti da tutta Italia, e per una settimana o dieci
giorni offro loro ospitalità in cambio di lavoro nei campi. Il sito www.wwoof.it gestisce questo tipo di scambi. E’ un modo per
viaggiare e conoscere esperienze simili in tutto il mondo. In questo ambito si
creano parecchi rapporti ed è più facile conoscere le persone tramite l’aiuto
che ci offriamo reciprocamente. Conosco e incontro persone anche tramite il mio
blog.
Com’è
strutturato il tuo eco-vilaggio?
E’ composto
da un ettaro di campi di mia proprietà con frutteti, campi con coltivazioni di
ortaggi e cereali e due grandi serre, dove all’interno si coltivano prodotti al
di fuori della loro stagione ideale.
Per
quale ragione hai deciso di liberarti da tanti oggetti tecnologici, ma non dal
computer?
Perché per
me è stato un formidabile strumento di informazione, che accomuna persone con
gli stessi interessi. Il web è molto democratico, perché tutti sono produttori
e consumatori di informazioni.
Hai
mai ricevuto delle critiche? Te ne ricordi una che ti ha particolarmente
dispiaciuto?
Non c’è una
vera e propria critica diretta, ma è il continuo sentirsi sotto osservazione.
E’ tutto il contesto in cui vivo, perché abitando in un piccolo paese si sente
il peso delle voci che girano e delle opinioni.
Pensi
che la riscoperta del lavoro agricolo possa arginare la disoccupazione
giovanile?
Sì, c’è
sempre più necessità e richiesta di fare del cibo di qualità; per fare ciò ci
vuole manodopera, attenzione e cura. E’ una cosa di cui c’è sempre più bisogno.
Condividi
gli ideali della decrescita felice?
Sì,
assolutamente, però manca la costruzione di un immaginario e la riscoperta
della natura. La decrescita felice pone una domanda sulla qualità della vita e
non sulla quantità, perciò è solo pratica, non c’è un trasporto emotivo nei
confronti l’ambiente.
Hai
detto che ti sentivi più autosufficiente quando lavoravi come tecnico
informatico, rispetto ad adesso che lavori nei campi. Non pensi che risulti un
paradosso?
Sì, anche se
la parola più giusta sarebbe indipendente. Quando hai i soldi sei indipendente,
ma questo non è sempre un concetto positivo. Bisogna avere la capacità di
chiedere e di ricevere.
Hai
parlato di visione a lungo termine della vita di coloro appartenenti alle precedenti
generazioni. Pensi di aver acquisito questa visione con il tempo?
Sì, ci sto
provando, ma è ancora molto difficile. Poco alla volta si riesce a cambiare la
percezione che si ha del tempo.
Come
ti vedi fra 30 anni?
Spero non in
pensione. Spero di avere ancora le forze per condurre questa vita e per vedere
gli alberi che ho piantato dare i loro frutti. Mi vedo lì. Questa vita non è
una prigione, perché sento di aver trovato il mio posto nel mondo.
Qual è l’insegnamento più importante che hai
tratto da questo stile di vita?
Di avere un
limite, di vivere a contatto con la natura e imparare che essa ha le sue regole
e i suoi limiti, ai quali mi devo adattare. Non si può sempre controllare
tutto.
Che
consiglio ti sentiresti di dare a noi ragazzi del liceo?
Molte volte
si prendono sotto gamba le scelte che si fanno in questo momento della vita, ma
che condizioneranno il nostro futuro e ci si dedica sempre troppo poco tempo.
Bisogna ragionarci, investirci del tempo, informarsi e confrontarsi.
Francesca
Sartori e Greta De Sabbata, 4^F
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