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Recensione dello spettacolo "Darling" del CSS Teatro Contatto di Udine


Si apre così la nuova stagione del CSS Teatro Contatto di Udine, con un inizio che rompe ogni indugio. Eschilo rivisitato, stravolto, l’indecenza come chiave di lettura. Rabbia, fastidio fisico, la putrescenza dell’ alienazione sbattuta in faccia. “Darling”, l’ultimo spettacolo messo in piedi dal duo Ricci/Forte è questo, l’arroganza e la violenza espositiva del mettere a nudo piccole miserie, aneliti di libertà.
Non c’è un soggetto, non si parla di uno, si parla di tutti, dei nostri inutili diritti da schiavi, di una naturalezza  che si è persa. Darling che in realtà è uno sputo in faccia, quasi ti disgusta, ti mette sotto accusa. Uno spettacolo che non può non prendere, tramortire come un'evidenza. Forse è per questo che lascia perplessi, perché parla di noi e del nostro tempo con un coraggio che è di pochi, con una forza inaudita.
Energia, un teatro vivo, che palpita. Le note dei Led Zeppelin che risuonano sopra un container che è una prigione, tra gli echi di una guerra quotidiana e gli accenni di una poesia tragica greca che geme per farsi ascoltare. La riscoperta della nudità, la semplicità dello spogliarsi, allontanarsi dai valori, dalle convenzioni. Darling è come una doccia fredda, un flash negli occhi. Uno spettacolo che è solo comunicazione istintiva, una risposta all’atrofizzazione dei sentimenti operata dai social network, dove per dire amare si usa una faccina.
Non è ciò che non si può rappresentare il motivo dell’ultima creazione del regista Ricci, ma la voglia di dare libero sfogo, di urlare una naturalezza e normalità dei gesti e degli affetti che è andata evidentemente perduta, l’accentuazione di un deterioramento a cui bisogna dare una risposta.
Forse è solo il caos a cui si è cercato di dare una forma, forse proprio quest’ultima si è voluto cancellare. Magari, semplicemente, è qualcosa che la logica non può comprendere, solo la sensazione può definire.

Carlo Selan, 5^E

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