Giovedì 2 luglio abbiamo scritto una lettera al Messaggero Veneto in protesta ad un articolo sul Marinelli contenente informazioni imprecise e talvolta inventate, sperando di vederla pubblicata o quantomeno di ricevere qualche spiegazione. Purtroppo non è stato così e non abbiamo nemmeno ricevuto una risposta. Non ci resta allora che pubblicare qui la lettera, dando a tutti la possibilità di conoscere i veri fatti, nella speranza che, complice la viralità del web, si riesca a destare l'attenzione del Messaggero Veneto.
Caro
direttore,
Le scriviamo questa lettera per
esprimerle il nostro disappunto a riguardo di un articolo apparso sul vostro
giornale domenica 28 giugno e intitolato Maturità
2015, gli studenti del Marinelli: "Udine addio, vado al Politecnico".
Già dal titolo
si capisce quale sarà il tono dell'articolo, ma il peggio arriva dopo.
L'articolo è solcato da una serie di fatti puramente inventati. La Sara intervistata ha solo detto che proverà il test di medicina, ma la giornalista ha aggiunto totalmente a caso che se non passa proverà a entrare alla Bocconi; Sara non ha alcuna intenzione di studiare economia (e tra l'altro le selezioni per la Bocconi si sono già concluse). Ci sarebbe poi anche una Arianna che andrebbe alla Bocconi: anch'ella non esiste, come abbiamo potuto constatare controllando le liste dei nomi di tutte le classi quinte . L’unica Arianna tra le quinte non ha intenzione di andare alla Bocconi e non si trovava in corridoio durante l’intervista. E’ inoltre improbabile che si tratti di un nome errato perché questa ragazza che “avrebbe raggiunto delle amiche a Milano”, dai racconti di studenti presenti, in corridoio non c'era. C'è poi una parte in cui si parla di Elias in modo grossolano e in parte errato, senza che lui avesse mai rilasciato nessuna dichiarazione, non trovandosi a scuola durante l’intervista. Infine Angelo Garzitto e Giacomo Bulian (qua si è fatto addirittura cognomi) non andranno a studiare al Politecnico com'è riportato dall'articolo: la giornalista si è probabilmente confusa con altri studenti intervistati in precedenza.
In questo articolo la fantasia supera i fatti, il ché è già grave. Inoltre, sembra che lo scopo della giornalista fosse quello di dipingere gli studenti del Marinelli come una serie di arrivisti snob, ignorando tra l'altro i tanti studenti che frequenteranno università meno blasonate o facoltà non scientifiche: un'azione mistificatrice e lesiva della nostra reputazione; sul web tra i vari commenti girano già molte critiche al nostro liceo da parte di individui che hanno creduto alla attendibilità di tale articolo. E' quindi doveroso, secondo noi, denunciare questa grave mancanza di etica giornalistica e allo stesso tempo difendere il buon nome del Marinelli. Noi, “giornalisti” per una semplice testata scolastica, non possiamo tollerare ulteriormente articoli come questo che non si basano sui fatti ma sull’invenzione, nel tentativo di ottenere storie ritenute più appetibili. Azione che, oltre che sbagliata, è secondo noi anche inutile; riteniamo che la giornalista, se avesse voluto affidarsi veramente ai fatti, avrebbe scoperto che al Marinelli ci sono tanti che non andranno né al Politecnico, né alla Bocconi, e che non studieranno materie scientifiche, ma i cui sogni e la cui “eccellenza” sono altrettanto grandi. E anche quelli che seguiranno queste carriere non lo fanno per “prestigio” ma spesso per passione, e non sono “figli di papà” come molti commentatori, visti i toni dell’articolo, non potevano che pensare, ma fanno sacrifici per potersi permettere di vivere in città costose.
L'articolo è solcato da una serie di fatti puramente inventati. La Sara intervistata ha solo detto che proverà il test di medicina, ma la giornalista ha aggiunto totalmente a caso che se non passa proverà a entrare alla Bocconi; Sara non ha alcuna intenzione di studiare economia (e tra l'altro le selezioni per la Bocconi si sono già concluse). Ci sarebbe poi anche una Arianna che andrebbe alla Bocconi: anch'ella non esiste, come abbiamo potuto constatare controllando le liste dei nomi di tutte le classi quinte . L’unica Arianna tra le quinte non ha intenzione di andare alla Bocconi e non si trovava in corridoio durante l’intervista. E’ inoltre improbabile che si tratti di un nome errato perché questa ragazza che “avrebbe raggiunto delle amiche a Milano”, dai racconti di studenti presenti, in corridoio non c'era. C'è poi una parte in cui si parla di Elias in modo grossolano e in parte errato, senza che lui avesse mai rilasciato nessuna dichiarazione, non trovandosi a scuola durante l’intervista. Infine Angelo Garzitto e Giacomo Bulian (qua si è fatto addirittura cognomi) non andranno a studiare al Politecnico com'è riportato dall'articolo: la giornalista si è probabilmente confusa con altri studenti intervistati in precedenza.
In questo articolo la fantasia supera i fatti, il ché è già grave. Inoltre, sembra che lo scopo della giornalista fosse quello di dipingere gli studenti del Marinelli come una serie di arrivisti snob, ignorando tra l'altro i tanti studenti che frequenteranno università meno blasonate o facoltà non scientifiche: un'azione mistificatrice e lesiva della nostra reputazione; sul web tra i vari commenti girano già molte critiche al nostro liceo da parte di individui che hanno creduto alla attendibilità di tale articolo. E' quindi doveroso, secondo noi, denunciare questa grave mancanza di etica giornalistica e allo stesso tempo difendere il buon nome del Marinelli. Noi, “giornalisti” per una semplice testata scolastica, non possiamo tollerare ulteriormente articoli come questo che non si basano sui fatti ma sull’invenzione, nel tentativo di ottenere storie ritenute più appetibili. Azione che, oltre che sbagliata, è secondo noi anche inutile; riteniamo che la giornalista, se avesse voluto affidarsi veramente ai fatti, avrebbe scoperto che al Marinelli ci sono tanti che non andranno né al Politecnico, né alla Bocconi, e che non studieranno materie scientifiche, ma i cui sogni e la cui “eccellenza” sono altrettanto grandi. E anche quelli che seguiranno queste carriere non lo fanno per “prestigio” ma spesso per passione, e non sono “figli di papà” come molti commentatori, visti i toni dell’articolo, non potevano che pensare, ma fanno sacrifici per potersi permettere di vivere in città costose.
La redazione di Preludio, giornale scolastico del
Liceo Scientifico G. Marinelli
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