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Dietro le quinte del cinema

Intervista ad Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia

Dalla laurea in Storia e Critica del cinema alla giuria a Cannes. In esclusiva per il nostro giornale, Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia e del Museo del cinema di Torino, ha risposto alle nostre domande.


 Lei è un personaggio di spicco nello scenario della critica cinematografica internazionale. Cosa l'ha portata a scegliere questo mestiere e qual è stato il suo percorso formativo? 

 Sin da bambino ho avuto la passione per il cinema, che ho iniziato a frequentare dall'età di 5 o 6 anni. Da subito, avevo deciso che avrei cercato lavoro in questo ambito. Dopo aver rinunciato a fare l'attore e il regista per mancanza di possibilità concrete (e sicuramente di talento), mi sono dato da fare per trovare un'occupazione "contigua". Frequentavo ancora l'Università di Torino, quando ho iniziato a collaborare con l'AIACE (Associazione Italiana Amici Cinema d'Essai) e a scrivere sui film. Poi mi sono laureato in Storia e Critica del Cinema, ho proseguito nell'attività di organizzatore culturale e ho avuto la fortuna di pubblicare un paio di libri (una monografia dedicata a François Truffaut, un'antologia di testi teorici destinata in particolare agli studenti universitari). Dopo un po', sono stato chiamato alla Gazzetta del Popolo - il secondo quotidiano torinese, che poi chiuse i battenti nel 1983 -come titolare della rubrica di critica cinematografica e, in seguito, al Festival Internazionale Cinema Giovani, di cui diventai direttore nel 1989. Ho lasciato la manifestazione torinese (che nel frattempo aveva cambiato nome, diventando il Torino Film Festival) nel 1998, per assumere la direzione della Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2004, sono stato nominato direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, incarico che mantengo tuttora, anche se nel frattempo ho ripreso la direzione di Venezia, interrotta nel 2001.

Come Direttore Artistico del Festival del cinema di Venezia, quali sono esattamente i suoi compiti? E quanta libertà decisionale ha? 

Il Direttore Artistico ha la piena responsabilità dei contenuti del festival. Decide la struttura e la composizione del programma, le sezioni di cui è composto, i film che devono essere invitati. E' affiancato da un gruppo di esperti, riuniti in una sorta di comitato di selezione, che lo aiutano a visionare gli oltre 1800 lungometraggi proposti ogni anno alla Mostra, insieme con 1700 cortometraggi. Inoltre, sceglie le giurie, la madrina, il Leone d'Oro alla Carriera, gli eventi speciali e il film d'apertura. La libertà decisionale, rispetto all'insieme di questi compiti, è pressoché assoluta e si fonda sulle sue competenze, la sua libertà di giudizio, il confronto critico con i suoi collaboratori più stretti.

 Qual è stato, dal punto di vista professionale, il suo maggior successo?

Nei molti anni della mia lunga attività, numerosi sono i successi professionali che ricordo con piacere, insieme con gli errori (si cresce e s'impara soprattutto dai propri sbagli) e le cose meno riuscite. Se devo indicare un risultato che mi inorgoglisce, non posso non citare il fatto che i due film di apertura delle due ultime edizioni della Mostra del Cinema di Venezia ("Gravity" nel 2013, "Birdman" nel 2014) hanno fatto man bassa di Oscar l'anno successivo. Un fatto di grande rilevanza per la Mostra, che ha contribuito a riposizionarla ai primi posti tra i festival più importanti del mondo.

Molti giovani sono appassionati di cinema. Quale consiglio darebbe a coloro che vorrebbero intraprendere la carriera di critico?

a figura del critico ha subito negli ultimi anni un feroce ridimensionamento. Non credo che sia destinata a scomparire, ma certamente a subire una trasformazione significativa a seguito dei cambiamenti nel mondo della comunicazione e dei nuovi media (internet, soprattutto). L'unico consiglio che darei, è di vedere quanti più film possibile, cominciando dai film del passato (non si possono giudicare i film di oggi senza un'adeguata e approfondita conoscenza della storia del cinema e delle sue opere più importanti). Senza trascurare, naturalmente, la scrittura. Non si diventa un buon critico se non s'impara a scrivere bene.

Lei è stato nella giuria del Festival del cinema di Cannes nel 2010. Quali sostanziali differenze ha potuto individuare rispetto all'evento italiano? 

Non ci sono sostanziali differenze tra il festival di Cannes e quello di Venezia, se non per il fatto che l'evento francese è oggi la manifestazione più importante e più grande del mondo. Ma in termini di prestigio e qualità, Venezia non è seconda a nessuno. Forse Cannes è più attenta alle ragioni dell'industria del cinema, visto che tra l'altro organizza anche il mercato dei film più frequentato in assoluto. Non potendo competere a questo livello, Venezia si concentra su una selezione più rigorosa, più attenta alle diverse componenti del cinema indipendente, ai nuovi talenti, alle cinematografie emergenti. Senza peraltro trascurare le grandi produzioni hollywoodiane, che spesso utilizzano la Mostra come piattaforma di lancio per le uscite autunnali, o il mercato stesso che, però, si limita a proporre film d'autore, senza ambire a rappresentare tutte le diverse, molteplici componenti dell'industria contemporanea dell'audiovisivo.

Lei è anche direttore del Museo del cinema di Torino, l'unico nel suo genere in Italia. Quali novità ha portato con la sua direzione?

Sotto la mia direzione il Museo del Cinema di Torino ha visto moltiplicarsi il numero delle proprie attività. Prima, si occupava solo del museo stesso alla Mole Antonelliana e della conservazione di una delle più ingenti collezioni del mondo (oltre due milioni di elementi, tra film, fotografie, oggetti, macchine, costumi, manifesti, libri, documenti ecc.). Ora, gestisce una multisala con tre schermi - uno dei quali dedicato alla storia del cinema - tre festival (Torino Film Festival, Torino Gay & Lesbian Film Festival, CinemAmbiente) e il TorinoFilmLab, che è un fondo per lo sviluppo e il sostegno alle opere prime e secondo di respiro internazionale. Inoltre, organizza mostre temporanee, restauro di film, pubblicazione di libri, corsi di formazione e alfabetizzazione per studenti, convegni e incontri.

Da critico cinematografico, quali film da lei considerati imperdibili consiglia a tutti gli studenti del nostro Liceo?

I film "imperdibili" sono troppi perchè si possa fare anche solo un elenco limitato! Bisogna almeno aver visto qualche capolavoro del cinema muto americano e tedesco, molti film del periodo d'oro del cinema hollywoodiano (tra la metà degli anni '30 e la fine degli anni '50), alcuni film della Nouvelle Vague francese, del Neorealismo italiano, della Nuova Hollywood anni '60 e '70...e poi tutti i grandi Autori, quelli con la "A" maiuscola: Chaplin, Ejzenstejn, Ford, Welles, Hitchcock, Kubrick, Rossellini, Visconti, Antonioni, Fellini, Bergman, Renoir, Godard, Oshima... e tantissimi altri!

Infine, ha qualche curiosa anticipazione da svelarci riguardo il prossimo Festival?


Impossibile fare anticipazioni sul prossimo festival. Prima di tutto, è troppo presto per sapere quali film saranno effettivamente disponibili per Venezia. E poi perchè la struttura rimarrà la stessa degli anni precedenti: i due Concorsi (Venezia 72 e Orizzonti), un'ampia selezione di film fuori concorso e la sezione Venezia Classici, dedicata ai film restaurati e ai documentari sul cinema.

Valentina Surza 3^L

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