Vi proponiamo l'intervista integrale a Federico Zuiani, ex Marinelliano che lavora nel progetto Rosetta, spedizione che ci ha fatto approdare su una cometa per la prima volta. Ringraziamo Fabio Zoratti che ci ha suggerito alcune domande.
Innanzitutto saremmo
curiosi di sapere qualcosa in più sul progetto Rosetta. Qual è il tuo ruolo
specifico all’interno dell’operazione, di cosa ti occupi, e come hai ottenuto
questa posizione?
Rosetta è un progetto estremamente complesso, iniziato
ormai più di vent’anni fa e che coinvolge o ha coinvolto migliaia tra
scienziati, ingegneri, manager etc. Si tratta del primo oggetto fatto dall’uomo
ad orbitare attorno ad una cometa e dunque ad esplorarla da vicino. Una delle
difficoltà maggiori stava proprio nel fatto che della cometa 67P/C-G non si
sapeva nulla, se non che “esisteva” in una determinata orbita attorno al
sistema solare. Non se ne conosceva la forma, le dimensioni, la massa etc..
Alla luce di ciò, anche orbitare attorno ad essa nelle prime settimana poneva
delle difficoltà, perchè di questo corpo celeste non si conosceva neanche
l’attrazione gravitazionale. Pertanto nella prima fase, dopo l’arrivo alla
cometa in Agosto, è stata proprio dedicata a farne una prima mappatura e
caratterizzazione. Questo è stato fatto anche in preparazione del rilascio del
Lander Philae che, come è noto, è avvenuto il 12 Novembre scorso. Questo evento
è stato un po’ il culmine della missione, anche se dal punto di vista
scientifico le cose sono tutt’altro che finite. Infatti Rosetta continuerà a
monitorare la cometa, la quale, avvicinandosi al Sole, nei prossimi mesi
diventerà molto più attiva e la caratteristica chioma sarà molto più evidente.
Il mio coinvolgimento nella missione è relativamente
recente, giacchè ho iniziato a lavorare in ESA da poco più di un anno. Mi devo
considerare molto fortunato, perchè sono arrivato quando la missione stava per
entrare nel vivo, con l’uscita dalla fase di ibernazione, l’arrivo alla cometa,
la caratterizzazione della stessa ed il rilascio del lander. Faccio parte del
team della sezione Flight Dynamics di ESOC (=European Space Operation Centre,
una delle sedi ESA in giro per l’Europa), di cui fanno parte una trentina di
persone. Per dare un’idea del nostro ruolo in Rosetta, lo paragonerei a quello
del timoniere e del navigatore a bordo di una nave. Noi dobbiamo dire a Rosetta
cosa fare per effettuare le osservazioni che gli scienziati richiedono. Per
fare ciò dobbiamo innanzitutto stimare, con la maggiore precisione possibile, dove
si trova Rosetta rispetto alla cometa. Successivamente, dobbiamo pianificare e
calcolare le manovre future ed infine tradurre tutto ciò in istruzioni da
mandare al satellite.
La posizione l’ho ottenuta in seguito ad un colloquio di carattere tecnico con lo staff di ESOC.
La posizione l’ho ottenuta in seguito ad un colloquio di carattere tecnico con lo staff di ESOC.
Lavorare con un apparecchio distante 28 minuti luce non deve
essere facile, se qualcosa va storto lo si scopre troppo tardi per intervenire.
Inoltre la sonda ci ha messo dieci anni per raggiungere la cometa. Insomma,
sembra che questo progetto possa prevedere momenti di grande ansia (oltre che
di grande soddisfazione), ne ricordi qualcuno che è stato particolarmente
intenso?
Direi che avete colto l’essenza del problema. Un
satellite come Rosetta è una macchina molto complessa e delicata e se c’è un
imprevisto o si commette un errore è assai probabile che lo si perda per
sempre, ed assieme ad esso tutti gli anni (e i soldi) spesi. Questo pensiero ci
accompagna un po’ in tutto quello che facciamo ma in particolar modo nelle fasi
più delicate e non di routine della missione. Per me sicuramente il momento di
maggiore tensione è stato nei giorni e nelle ore precedenti il rilascio del
lander, anche perchè il gran numero di furgoncini di emittenti televisive varie
era un chiaro segnale che avevamo gli occhi del mondo su di noi. E’ stato un
enorme sollievo vedere che tutto è andato bene.
Quali
sono gli aspetti più affascinanti di un lavoro come il tuo, a stretto contatto
con lo spazio? Quando è nata la tua passione per l’ingegneria spaziale?
Si imparano sempre così nuove, poichè ogni missione di cui ci occupiamo è
abbastanza diversa dalle altre ed ha le sue peculiarità. Sin da piccolo ho
avuto la passione per le “macchine” in generale, fossero esse aerei, navi,
razzi etc., anche se in realtà al momento di iscrivermi all’università mi
sarebbe altrettanto piaciuto (e mi piacerebbe tuttora) studiare storia. Scelsi
però ingegneria aerospaziale alla laurea triennale e poi ingegneria spaziale
alla specialistica.
Pensi che il traguardo
dell’approdo su una cometa possa essere un segnale positivo per l’Europa?
Spero che questo evento abbia portato un messaggio positivo al nostro
continente in questo periodo di smarrimento generale. In particolare, credo che
il più importante insegnamento che vada tratto sia che noi Europei abbiamo
ancora la capacità di fare grandi cose, sempre che riusciamo ad unire le forze
e a rinunciare agli ormai anacronistici particolarismi nazionali.
Pensi che l’ESA
(European Space Agency) possa ambire a superare la NASA in quanto a scoperte astronomiche?
O magari saranno le potenze emergenti a scavalcare entrambi? (se pensiamo alla
spedizione dell’India che ha spedito una sonda su Marte)
Va innanzitutto premesso che l’ESA non ha mai avuto a
disposizione risorse finanziare comparabili a quelle cui la NASA ha e ha avuto
accesso. Per questa ragione, nonostante le capacità del “sistema Europa” non
siano inferiori a quelle degli Americani, gli obiettivi ed i risultati delle
varie missioni ESA sono stati in genere più limitati. Ciò nonostante, a mio
parere l’ESA è stata in grado di fare buon uso di quello che aveva a
disposizione, con missioni dal considerevole ritorno scientifico, come appunto
Rosetta.
Penso ci si debba aspettare molto dai paesi emergenti
e non (Russia, Giappone, Cina e India). La Cina in particolare ha ambizioni
spaziali notevoli, anche per motivi di prestigio, per cui è probabile che tenti
di entrare in competizione (pacifica) con gli Stati Uniti. Tuttavia, ritengo
che le speranze maggiori debbano essere riposte nella cooperazione tra le varie
agenzie, di cui nel recente passato si sono già avuti molti esempi, in
particolare tra NASA, ESA, JAXA (Giappone) e Roscosmoms (Russia).
Nel tuo curriculum
oltre alla laurea in Italia, vanti un dottorato in Scozia, e ora lavori in
Germania. La fuga dei cervelli è inevitabile o ci si può facilmente realizzare
nella carriera anche restando in Italia?
Nel caso del sistema educativo ci troviamo ad un
interessante paradosso. Infatti, a dispetto dei pessimi piazzamenti nelle varie
classifiche sulle università mondiali (in genere stilate dai media
anglosassoni), gli atenei Italiani “producono” (scusate il termine infelice)
laureati di qualità particolarmente elevata, molto apprezzati nell’industria e
nella ricerca in ambito mondiale. Purtroppo, il mondo del lavoro e
dell’università nel nostro paese non sempre sono in grado di valorizzarne le
potenzialità, per cui è normale che una quota consistente dei nostri laureati
sia spinta ad emigrare. Il risultato è che da un lato lo Stato, tramite le
scuole inferiori, i licei e le università, impegna risorse notevoli a formare
adeguatamente le future generazioni, mentre dall’altro, lascia che siano altri
paesi a coglierne i frutti, per così dire, gratis. La speranza è che i nostri
leader si rendano conto che è essenziale, per il futuro del paese, invertire
questa tendenza.
Detto ciò, credo che realizzarsi restando in Italia
sia sicuramente possibile, anche se ci vuole un po’ più determinazione assieme
alla proverbiale dose di fortuna.
Un consiglio per i
Marinelliani, appassionati di scienze o non, che si apprestano ad affrontare il
mondo dell’università e del lavoro?
Alla fine del liceo vi troverete a fare delle scelte molto importanti che
determineranno gran parte del vostro futuro. Cercate di scegliere in primis ciò
che vi piace e pensate di poter fare bene. Lasciatevi pure consigliare da
genitori, amici etc. ma tenete sempre presente che sarete voi soli a dover
percorrere la strada che avrete deciso di imboccare. Soprattutto, non abbiate
paura di frequentare un’università lontano da casa. Vi aiuterà a crescere sotto
tutti gli aspetti e vi divertirete pure!
Elias Ngombwa 5^I
Elias Ngombwa 5^I
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