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Recensione dello spettacolo "Hanno tutti ragione" del CSS Teatro Contatto di Udine

“Se una donna vuol vendere parte del suo corpo probabilmente non è molto diverso da un violinista che dà un concerto... è la sopravvivenza nel modo che si conosce, la morte arriverà ma è meglio giocarla e farla aspettare ancora un po'.”(Charles Bukowski)

Cazzo, hanno tutti ragione. Così andrebbe pronunciato il titolo, con la rabbia di chi una è una vita che cerca di dimostrare il contrario, lo sconforto di chi è stanco perché ha dato troppo. La verità in offerta per chi ha speso troppo per comprarla, per chi semplicemente si è accontentato di vederla ballare seminuda e volgare in un night di provincia. Voce rauca, gola secca, occhiali da sole alle tre del mattino, conati di vomito. Il resto è teatro.
Così spiega Iaia Forte, regista e interprete riuscitissima del protagonista (figura maschile) dello spettacolo teatrale “hanno tutti ragione” tratto dall’ omonimo romanzo di Paolo Sorrentino, il motivo che l’ha spinta a volersi mettere in gioco in questa duplice impresa: “L’idea di mettere in scena il protagonista di “Hanno tutti ragione” mi e venuta per innamoramento. Questo cantante cocainomane, disperato e vitale, e una creatura cosi oltre i generi che può essere, a mio avviso, incarnato anche da una donna. Mi piace immaginare che il ghigno gradasso di Pagoda nasconda un’anima femminile, una “sperdutezza”, un anelito ad un “armonia perduta”.”
Disperato e vitale. Altopiani di polvere bianca, cocaina, alcool, sesso. La vertigine di un uomo, lo spasmo incontrollato verso la fine, la rinuncia, l’autodistruzione, morte lenta rimanendo vivi. Perché come dice Tony Pagoda, il protagonista dello spettacolo, nella battuta finale: “ la stanchezza è la via per la felicità”
Svuotarsi di tutto, negare la vita vivendola senza rispetto, denigrando il corpo, svilendo i sentimenti. Forse semplicemente perché gli altri alla fine hanno sempre ragione  e te la sbattono in faccia, te la sputano addosso, magari perché quando si giunge ad un certo punto si finisce per disprezzare solo se stessi, incapaci di odiare gli altri.
Comprendere la decadenza di Tony Pagoda, come di tutti i personaggi di Sorrentino, la sfiducia e il degrado di cui sono impregnati i suoi film, non è difficile. È la rappresentazione della fragilità e della devastazione umana, l’assurdo di un esistere che non offre neppure delle scusanti, semplicemente ci comanda di essere liberi o farci vincere, vivere o farci vivere, voler bene o odiare.
Perché alla fine lo spettacolo “ Hanno tutti ragione” è questo, una violenta lite d’amore con il mondo come direbbe Frost, un troppo voler vivere e amare gli uomini e ogni forma dell’esistere al punto di decidere di morire. Forse semplicemente la consapevolezza del fatto che, una volta che ci si rende conto che non è tutto giusto così, non si può che lasciarsi andare, perché da soli non ci si tira fuori da nulla.
Tony Pagoda è lo spettro che non vogliamo vedere, ciò che in realtà potremmo benissimo essere, è il vomito e la nausea del guardare la propria faccia allo specchio con la certezza di odiarsi e di essere fatalmente sbagliati. Tutto il resto, è soltanto tragedia.


Carlo Selan 5^E

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