Božidar
Stanišić (Visoko, Bosnia,1956) già professore di lettere a Maglaj, località a
nord di Sarajevo, dal 1992 vive con la sua famiglia in Friuli, a Zugliano.Oltre
a offrire il suo contributo letterario, pubblicistico ed educativo a diverse
iniziative di pace e non violenza per i diritti civili dei rifugiati e degli
stranieri, Stanišić ha sempre collaborato alle iniziative culturali
dell’Associazione - Centro di accoglienza “E. Balducci”, con cui ha già
pubblicato tre raccolte poetiche: "Primavera a Zugliano",
"Non-poesie" e "Metamorfosi di finestre". Diverse di queste
liriche sono state incluse nelle raccolte "Quaderno Balcanico, Cittadini
della poesia", collana diretta da M. Lecomte (1998), "Conflitti -
Poesie delle molte guerre", a cura di I. Landolfi (2001) e "Ai
confini del verso", a cura di M. Lecomte (2006), pubblicata anche in
inglese, negli USA. Grande attenzione gli dedica "Nuovo Planetario
Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e
in Europa" a cura di Armando Gnisci. Alcuni dei suoi testi sono stati
tradotti anche in sloveno, inglese, francese, albanese e giapponese.
Come pensa che le guerre jugoslave abbiano cambiato la sua vita?
L'hanno
cambiata radicalmente. Nonostante la mia passione per i viaggi non avrei mai
deciso di vivere in un altro paese. Con cambiamento radicale intendo il dover
cambiare professione, imparare un'altra lingua, entrare in relazioni quotidiane
e culturali con un altro contesto sociale ed economico e comporta l’essere un
immigrato con l'intero complesso di cose che questo stato sociale dell'individuo
porta con sé.
Come ha deciso di iniziare il percorso nelle scuole e cosa vuole
trasmettere agli studenti?
La decisione
non è stata mia. Molti anni fa numerose
scuole in Friuli e Italia iniziarono ad interessarsi all'area jugoslava e a
richiedere la mia presenza. Accettavo e accetto tutt’ora i loro inviti non solo
per trasmettere la mia esperienza e le mie conoscenze agli studenti, ma anche
per avere un confronto diretto con gli stessi.
Come è entrato in contatto con il nostro Liceo?
La nostra
collaborazione è iniziata tanti anni fa. Il merito è stato della prof.
Simonetta Carnevale, insegnante di un'altra cultura che in me non ha visto solo
un semplice testimone degli eventi bellici di allora, ma una persona capace di
svegliare degli interessi degli studenti per le culture e letterature diverse. A lei sembrava che io fossi un mediatore
culturale adatto per gli approfondimenti sulle tematiche culturali ed
artistiche dell’ex Jugoslavia. Ora, al suo posto, è perfettamente
"subentrata" la vostra prof. Costanza Travaglini. L’hanno seguita
anche alcuni dei suoi colleghi, aperti ad argomenti su vasta scala culturale.
Son molto restio ai complimenti ma devo riconoscere non solo la professionalità
ma anche la passione per l’insegnamento di
molti dei vostri professori.
Nel suo ultimo incontro abbiamo avuto la fortuna di ascoltare Paolo Rumiz,
cosa ci può dire di lui e della vostra amicizia?
Paolo si
arrabbia, da sempre, quando racconto che mi ha accolto a casa sua a Trieste
dopo il nostro incontro a Monrupino, nell'agosto 1992. Sin da allora siamo
amici. Paolo non è solo un professionista appassionato, un viaggiatore particolare,
una voce ammonitrice. A questo proposito ricordo la sua proposta rivolta durante l’incontro del 23
marzo a tutti voi, di spegnere tutti i
dispositivi elettronici non solo ogni tanto ma spesso, per ritornare
all'ascolto della vita vera che ci circonda.
Ha in programma la pubblicazione di qualche nuova opera?
Scrivo, ma, da sempre, lentamente.
Ci provo, ogni mattina. Scrivo con la convinzione che l'artista, quindi anche
scrittore, appartenga alla razza degli ultimi Mohicani. Sì, scrivo convinto che
la letteratura non è quello che vediamo nelle vetrine delle librerie ma qualcos’altro.
Cosa? Di questo argomento vi ho parlato
anche all'interno dell'intervento sulla prima guerra.
Elisa Piccoli e Silvia Medori 4^A
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