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Rappresentanza: creare ponti

Un' assemblea d’Istituto del 1986
Comincio col dire che sono stata costretta a scrivere questo articolo nonostante la mia vocazione, sempre che ne abbia una, non sia lo scrivere. Comunque dovrei parlarvi del Marinelli e di cosa potrei dire di aver capito in due anni di rappresentanza della vita scolastica: a mio parere non so quanto vi possa interessare, però ci proverò cercando quindi di evitare ricordi e sentimentalismi vari.
Come maturanda mi trovo in quel limbo improbabile dove non vedi l’ora di andartene ma allo stesso tempo, vedendo che manca solo un mese, ti chiedi come abbiano fatto i cinque anni che in prima sembravano un’infinità a finire così in fretta e vorresti solo avere meno preoccupazioni e più calma per goderti questi ultimi giorni. L’odio nei confronti della scuola causato di solito dalle continue valutazioni ci mostra come si sia trasformata da un privilegio a un puro dovere ai limiti della scocciatura. I tempi sono inevitabilmente cambiati ma a mio parere ora come ora piuttosto che incentrare il discorso su riforme che possano essere più o meno utili, servirebbe risvegliare l’interesse per il sapere e l’amore per l’insegnamento. Rendere le lezioni prima di tutto un arricchimento per la persona stessa, che diano strumenti e spazio di riflessione e crescita personale, sotto la guida dei docenti o meno.
Mi rivolgo un momento ai docenti, comprendo quanto sia difficile avere a che fare ogni giorno con ragazzi esausti e spesso disinteressati, però vi invito  a non dimenticare mai il ruolo che impersonate per noi studenti. Avete molta più influenza sulle nostre vite di quella che credete, rappresentate anche gran parte del mondo degli “adulti” con cui entriamo in contatto, un mondo verso il quale la fiducia non è proprio ai massimi storici.  Non voglio però difendere noi ragazzi a spada tratta, ho notato che gli studenti, io devo ammettere inclusa, sono i primi a rivendicare i propri diritti (che poi conoscono relativamente) e spesso anche i primi a dimenticarsi dei propri doveri, sia come allievi sia come parte di una comunità scolastica. Mi spiace che manchi la consapevolezza del potere che potrebbe avere ognuno di noi ragazzi se ogni qualvolta che qualcosa non funziona o non ci va bene, invece di sopportarla passivamente o ancora peggio, lamentandoci in modo sterile e spesso disinformato, ci facessimo carico di chiedere, capire e proporre soluzioni. Non voglio ora dire che così otterremmo sempre risposte a tutti i problemi ma se non altro sarebbe un inizio. Sarebbe anche un inizio per capire il ruolo e la responsabilità che ognuno di noi ha in una realtà che oggi è la scuola e domani sarà la società, della quale non sono responsabili solo quelli più vecchi o chi occupa determinate posizioni, ma in cui tutti nel loro piccolo hanno l’occasione di contribuire. Non accontentatevi se volete qualcosa di più, cercate altre persone che la pensano come voi e se pensate di non poter portare avanti le vostre idee chiedete aiuto. La nostra generazione, a mio parere, ha una grande confusione di fronte, deve fare chiarezza per ritagliarsi una strada in mezzo a un futuro che sembra sempre più incerto e complicato in un ambiente poco ottimista. Credo però nei risultati a cui la consapevolezza delle proprie possibilità e la collaborazione per un comune obiettivo possono portare, non è facile e spesso è sconfortante, per ogni risultato ci possono essere mille intoppi e altrettanti fallimenti e se per portare uno spettacolo teatrale a un’assemblea ci vogliono cinque mesi di lavoro, figuriamoci per attuare veri cambiamenti. Ma non per questo possiamo sentirci esonerati dal dover contribuire alla vita scolastica o civica né unici paladini solitari di una bandiera di insoddisfazione, ma piuttosto primi a cercare di creare ponti, chiedere aiuto e seguire i consigli di chi ha più esperienza di noi, aprendo un concreto dialogo intergenerazionale che non si sottragga alla responsabilità di rappresentare la totalità dei pensieri per comodità o per lavarsi le mani delle conseguenze.Volevo evitare gli elogi ma devo ammettere che confrontandomi con i rappresentanti di altri istituti il Marinelli è un ottimo liceo, che dà tutto lo spazio necessario a chiunque abbia delle proposte serie e fattibili nei limiti degli spazi e dei costi, dando appoggio e collaborazione delle salvifiche donne della segreteria (rifugio per ogni studente), del gentile personale dei vari uffici e dei docenti fra cui i vicepresidi che non mi hanno mai negato una mano fino al preside che a saperci trattare non rifiuta mai proposte sensate.Forse in questi due anni avremmo potuto fare di più. Da fuori potrebbe sembrare una cosa poco impegnativa ma a farla anche solo discretamente ci si perde molto più tempo di quello che si pensa; comunque noi ci abbiamo provato. Chiunque può fare quello che abbiamo fatto noi, bastano impegno e buona volontà, quindi pensateci, non credete di non esserne in grado, di essere troppo piccoli o timidi, provateci. Se poi non venite eletti non vuol dire niente, se vi candidate solo per un presunto titolo fate a meno che è meglio, altrimenti ci sono comunque altri mille modi in cui potrete dare il vostro contributo alla scuola e non solo.A questo punto ho detto tutto quello che forse avevo da dirvi di utile e non mi resta che chiudere questo articolo con dei banali ringraziamenti che mi permetterò di rendere personali (sfrutto l’occasione che dubito mi ricapiterà), per primi ai miei compagni di classe e ai miei amici che mi hanno sopportata e supportata in questi due anni, altrettanto anche ai miei prof che sono passati pazientemente sopra le mille ore perse, i miei colleghi rappresentanti fra cui Nicola che mi ha salvata spesso e volentieri dall’esaurimento nervoso, le signore del bar e il personale ata che mi hanno fatto compagnia i vari pomeriggi passati a scuola e infine i vicepresidi e il preside che hanno ascoltato le mie infinite proteste, mi hanno rimesso in riga quando serviva, sostenuto e consigliato ogni volta che ne avevo bisogno. Grazie.


Ilaria Spagnul 5^D

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