La
tendenza ad assoggettare il lavoro alle nuove conquiste tecnologiche
si è diffusa anche nell’ambito dell’agricoltura. Questa non
viene più intesa in termini prettamente pratici, ma viene spostata
su un piano epistemico da cui trarre, in termini di resa agricola,
risultati migliori. Salvatore Filippo Di Gennaro, dell’Istituto di
biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr)
di Firenze, parla di un’ “agricoltura di precisione”; essa
sottende una nuova concezione del terreno coltivato, visto come una
somma di porzioni di terreno adibite alla medesima coltura, che
necessitano trattamenti differenti. Spiega Di Gennaro: “Per
coltivare al meglio un vigneto, la viticoltura moderna suggerisce di
dividerlo in microzone, ognuna delle quali ha proprie esigenze
dettate dall’alta variabilità dell’ambiente di crescita della
vite a cui si deve rispondere con altrettante strategie agronomiche,
differenziate e applicabili in tempi ragionevoli e con risorse
contenute”. L’intento è chiaro: abolire la tradizionale
uniformazione del territorio per avvicinarsi a un approccio
selettivo. Ma quali sono i mezzi usufruibili per conseguire tale
scopo? Sono stati introdotti alcuni sistemi di telerilevamento che
forniscono immagini satellitari o scattate in volo dai droni. Questi,
concepiti come elicotteri a più rotori, costituiscono oggigiorno una
risorsa applicabile in diversi campi. Nati per la produzione
cinematografica, rivestono un importante ruolo anche nella pubblicità
e nel settore turistico grazie alle riprese aeree mozzafiato. Di
recente sono stati portati avanti notevoli investimenti che vogliono
ancorare il futuro dei droni all’agricoltura. In virtù
dell’utilizzo di tali macchine, infatti, è possibile avere una
visione complessiva del campo che permette di trattare le piante in
modo ecosostenibile. Il minor uso di sostanze chimiche ha come
risultato un maggior risparmio per l’ambiente e per il coltivatore;
questa sembra essere la formula perfetta per l’avvenire
dell’agricoltura. Vediamo ora come funziona in dettaglio il
meccanismo del drone. Stefano Sgrelli, amministratore delegato della
società produttrice di droni “Salt
& Lemon”,
spiega nell’intervista a Radio 24 la tecnica delle foto
all’infrarosso. Esse forniscono un “indice di vigore”
strettamente connesso alla quantità di clorofilla presente nella
pianta. Si tratta di un metodo efficace, che mostra lo stato di
salute della coltivazione: più la presenza di clorofilla è alta,
più la pianta è forte. Si provvede, quindi, a erogare quantità di
fertilizzante secondo le esigenze delle diverse piante. Ad aumentare
maggiormente il rendimento di tale sistema contribuiscono i nuovi
trattori con il gps che selezionano le zone del campo da trattare con
tecniche diverse. Un esempio lampante che dimostra l’efficacia dei
droni è l’esperimento condotto dall’azienda di Sgrelli sulle
coltivazioni di riso della Kellogg’s.
Grazie all’elaborazione delle immagini ottenute dai droni è stato
possibile applicare i dovuti trattamenti. Si è verificata la
diminuzione del 30% in fertilizzanti e l’esito del raccolto è
stato promettente: 93 kg per ettaro del campo trattato con i droni
contro i 90 kg per ettaro del campo tradizionale. La società di
Sgrelli ha cercato negli ultimi anni di portare la fase sperimentale
dei droni a quella di applicazione definitiva, ma le condizioni
perché questo avvenga non sono del tutto favorevoli. Soltanto il 5%
delle aziende agricole italiane, infatti, ha aderito all’innovazione
dell’agricoltura di precisione poiché i costi non sono ancora
sostenibili. Qual è quindi il futuro dell’agricoltura? È
difficile pensarlo ora: probabilmente i campi non saranno più
gestiti dalla mano dell’uomo, ma da macchine telecomandate. Quale
sarà il prossimo passo?
di Matteo Nigris e Matteo De Cecco 5^G Forti della recente uscita di Carnelian [2015] e della risposta fondamentalmente ottima della critica specializzata, i Kill the Vultures, duo hip hop di Minneapolis costituito da Crescent Moon (rapping) e DJ Anatomy (beat, strumentali), hanno iniziato a marzo un tour europeo che vede come grande protagonista l’Italia, in cui terranno tredici date. Una di queste, grazie al contributo di Hybrida, che si occupa dal 2003 di portare musica dal vivo in zona, è risultata essere proprio Udine, nella programmatica location del bar del Cinema Visionario. Così come il cinema unisce individui dalle più disparate formazioni culturali in uno stesso luogo, così il concerto si è dimostrato essere tutto meno che un’adunanza fra patiti di hip hop: l’11 aprile (dopo un rinvio di una settimana dovuto alla nascita imprevista del figlio di Anatomy) la “fauna” che si riunisce in via Fabio Asquini è quanto mai eterogenea, quasi insperabilmente considerata la nat
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