Shani-Yaël Baldacci 4^I
Il
6 settembre ho avuto l’onore di assistere alla rappresentazione
milanese di “Pinocchio il Grande Musical” e di intervistare il
protagonista Manuel Frattini.
Scenografie
maestose e in movimento, effetti speciali, costumi colorati, trucchi
elaborati che dinamizzano i personaggi, sono solo alcuni degli
aspetti logistici che vivificano e rinnovano la scena di questo
spettacolo. A fare compagnia allo spettatore sono la grande
complicità che gli attori dimostrano in scena, la simpatia di ogni
personaggio e i messaggi che questa storia italiana lascia al pubblico. Una rivisitazione, quella
della Compagnia della Rancia, che mette in gioco anche valori che
viviamo quotidianamente nella nostra società.
Musiche
firmate dai Pooh, liriche di Stefano d’Orazio e regia di Saverio
Marconi per questo musical ricco di emozioni.
Conclusa
la tournée a Milano, lo spettacolo vi aspetta numerosi nei maggiori
teatri italiani. Non perdetevelo, perché come afferma lo stesso
Frattini: “In questo periodo storico ci meritiamo di vivere un po’
di emozioni, di sorridere e di versare anche qualche lacrimuccia!”.
Un
ringraziamento speciale va a Manuel, artista strepitoso e persona
eccezionale, che riesce sempre ad emozionare ed emozionarsi nel suo
magico lavoro.
Eccovi
l’intervista che ho raccolto:
Siamo al Teatro della Luna di Assago, in compagnia di Manuel
Frattini, straordinario performer italiano e protagonista di
“Pinocchio il Grande Musical”, spettacolo portato in scena dalla
Compagnia della Rancia in occasione dell’esposizione universale
EXPO MILANO 2015, come prodotto culturale che rappresenta la
creatività italiana.
Cominciamo
dando i numeri, visto che tanto piacciono ai nostri matematici
liceali: Pinocchio debutta il 14 marzo 2003, con quasi 500 repliche,
500.000 spettatori, 250 costumi e addirittura questo teatro creato ad
hoc per lo spettacolo. Poi c’è la tournée del 2009 a Seoul e
quella del 2010 a New York.
Ma ora giungiamo al nostro Pinocchio 2015, che ritorna in scena in questo contesto internazionale:
Cosa può apprezzare, secondo te, un pubblico internazionale di questo Pinocchio 100% italiano, anche basandoti sulle esperienze vissute in Korea e a New York?
Shani assieme a Manuel al Teatro della Luna |
Mah, allora, intanto il piacere di un prodotto italiano al 100% e che, per quanto riguarda gli americani, il piacere è quello di far scoprire loro che è una nostra storia e non quella di Walt Disney! E in qualche modo questo è assolutamente internazionale; permette ad ogni tipo di pubblico, di qualsiasi nazionalità, di riscoprire un po’ questa fiaba che io, per esempio, da piccino non amavo molto perché non mi offriva una via di fuga, nel senso che succedeva quello che già succedeva nella realtà: non fare questo, non fare quello, non dire le bugie ecc ecc e quando sei ragazzino forse hai bisogno di cambiare questa cosa, di evadere un po’. Invece noi offriamo la possibilità di rileggere questa fiaba in un altro modo, di rispolverare dei valori che sono internazionali, mondiali, quali la famiglia, l’amicizia e poi il tema ( molto attuale credo) della diversità; perché in effetti, Pinocchio, è “un diverso”. Offre al pubblico la possibilità di metterselo un po’ addosso… Io lo trovo terapeutico!
Nel rimetterlo in
scena, la Compagnia della Rancia, quest’anno ha quasi rinnovato
interamente tutto il cast, cosa ci racconti di questa nuova famiglia?
E’meraviglioso. Avere una nuova famiglia attorno ti porta a dei
nuovi entusiasmi, ad un’interazione diversa, perché quando un
attore cambia, il tuo stesso modo di confrontarti con lui o con lei
muta e si adatta e quindi, in qualche modo, si rinnova l’entusiasmo.
Ho avuto la fortuna di fare un allestimento vero e proprio, dove si è
ripartiti da zero; questo è stato utile anche per me: la spiegazione
di ogni personaggio, la natura di ogni personaggio, cosa c’è
dietro ogni personaggio. Scoprendolo insieme al nuovo cast ho avuto
anche io modo di riapprezzare tutta una serie di cose.
Certo! Ora parliamo di
te come performer; tu porti in scena un burattino dinamico, pieno di
energie, per niente statico, come ci si potrebbe aspettare da un
burattino. È stata una scelta del regista Saverio Marconi, oppure è
stata maturata da te durante l’allestimento?
Il Cast di Pinocchio |
Devo dire che ci ho pensato molto all’inizio. Capivo che mi stavo
infilando in un tunnel buissimo: dare a questo personaggio una
fisicità statica, “legnosa”, per l’appunto, mi avrebbe
vincolato due ore e mezza di spettacolo che comprendono coreografie,
ma non solo, perché anche nelle scene recitate comunque Pinocchio è
sempre totalmente in movimento; quindi fare quel tipo di scelta mi
avrebbe limitato. C’è stato un punto in cui Saverio Marconi mi ha
illuminato: quando Pinocchio entra per la prima volta nella casa di
Geppetto, l’indicazione che mi è stata data era: “Muoviti come
un cucciolo, che, se lo metti per la prima volta in uno spazio nuovo,
va ovunque! Va ad annusar di qui, va a guardar di la, perché è
curioso, salta sopra il divano”.
Io
ho seguito quell’istinto e da lì è partito tutto il resto. In
effetti do una fluidità al movimento che potrebbe sembrare non
adatta ad un burattino ma che, invece, alla fine sembra quasi
normale!
Questo musical è
adatto a tutta la famiglia e, ovviamente, anche a noi adolescenti:
Pinocchio stesso è un adolescente! Questo musical vede il suo
percorso formativo, così umano dal momento che sbaglia, cade, si
rialza e poi ha anche la voglia e il coraggio di crescere scegliendo
con il cuore. Come ti senti tu, nei panni di Pinocchio, dietro a
quella maschera che esige quasi un’ora di trucco, ad accompagnare
ogni sera gli spettatori in questo percorso di formazione? Quali sono
i momenti catarsici più importanti sia per il pubblico, che per gli
attori in scena?
Come dicevo prima, il fatto di aver riscoperto questa favola mi ha
regalato una crescita artistica. Pinocchio, come dicevi, è pieno di
sfumature, pieno di emozioni diverse fra loro e contrastanti: è
divertente, curioso, poi si rattrista, poi si emoziona, poi piange;
la sfera di emozioni è talmente varia da risultare meravigliosa!
Questo è il fascino del teatro: tu scegli ogni sera di farti portare
per mano dall’emozione che nasce dai vari momenti; io sono molto
legato all’inizio e alla fine. La fine, ovviamente, offre al
pubblico questo risvolto, questo Pinocchio che fa, come dicevi, una
scelta con il cuore e quindi decide di lasciare la gente che ama. Non
sa se sta facendo la cosa giusta, ma a questo punto, piuttosto di non
crescere più, di non avere più nessun tipo di evoluzione,
preferisce tornare albero. Questo è il momento più intimo e dentro
quella luna a cui parlo alla fine vedo tante cose. L’inizio dello
spettacolo, forse è una cosa più personale, però in qualche modo
mi ha aiutato: io ho ereditato questa mia passione da mio padre che
ho perso più o meno a tredici anni. Quando Pinocchio viene al mondo
la prima parola che dice è proprio “papà”, quindi Saverio
Marconi voleva che questo “papà” fosse importante, che avesse un
peso. Non è una parola qualsiasi e io ho cercato molto questa
sensazione e l’emozione di quel momento è anch’essa una di
quelle che preferisco perché, ad un certo punto, era talmente facile
che ci sono arrivato subito. “Papà” era una parola che non
dicevo da venticinque anni. E' stato un momento, è bastato pensarci
un attimo e il “papà” è uscito dal cuore.
E infine penso a
quando anche io ho interpretato Pinocchio nel musical scolastico,
ispirato al musical della Rancia e così, come me, tanti altri
bambini e ragazzi riuniti in compagnie amatoriali che l’hanno
riportato in scena. Che cosa di questo spettacolo fa sì che sia
stato riadattato e reso proprio da tante piccole realtà italiane?
Questa è una cosa che mi inorgoglisce e che mi fa un piacere enorme:
tra compagnie amatoriali, villaggi turistici, sono veramente
tantissime le persone che l’hanno rimesso in scena. Io non mi so
dare una spiegazione se non quella di uno spettacolo con una forza,
un’energia e una magia particolari. C’è stato proprio un insieme
di sinergia di arti, tra le musiche, le canzoni scritte dai Pooh, la
direzione di Saverio Marconi, noi che abbiamo dato vita a questi
personaggi per la prima volta nel 2003: hanno creato qualcosa di
veramente speciale che permette a chi metterà in scena questo
spettacolo di trovare, aprendone “il pacchetto”, anche
quest’energia dentro!
Grazie mille Manuel!
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