Domenica
20 settembre, ultimo giorno di Pordenone legge. Tutti troppo
impegnati a correre da qualche parte tentando di evitare 3 ore di
coda per chiedersi cosa stanno facendo. Perché sono a un festival
letterario? Lo fanno perché vogliono vedere il loro autore preferito
dal vivo o per sentir parlare dei prodotti tradizionali del Friuli o
di filosofia o di musica per bambini o semplicemente perché
abitavano dietro l’angolo e non avevano nient’altro da fare. In
quella folla c’è anche qualcuno (riferimenti casuali) che non sa
nulla di letteratura, o che non ci ha mai pensato e, andando alla
scoperta di un mondo ignoto, finisce così per trovarsi di fronte ad
un economista incomprensibile o nel bel mezzo di una conferenza di
botanica. Capita anche, però, di incontrare dal vero alcune figure
affascinanti e un po’ misteriose che incarnano lo scrittore
nascosto che ognuno ha dentro di sè.
Adam
Thirlwell, dopo essere stato uno dei migliori del suo college ad
Oxford e con una pluripremiata carriera da scrittore e critico
letterario, ci si presenta davanti con una capigliatura scompigliata
e delle significative borse sotto gli occhi. “The
idea of Flaubert reading this novel is terrifying” commenta
parlando del suo libro Tenero&Violento. Il suo rapporto
con gli scrittori passati è controverso: ammette di aver “rubato”
una scena da Henry James e di ispirarsi spesso a Sterne, eppure
afferma di voler credere che sia possibile scrivere con tecniche
nuove che Flaubert non sarebbe riuscito a creare “anche se quando
poi pensi di aver inventato qualcosa, subito scopri che è già stata
fatta 40 anni fa”. Con pensierosa scioltezza ci parla del suo
interesse nel legame tra scrittore e lettori e della sua ricerca su
come adattare la realtà del libro ad un pubblico universale fondendo
spazio e tempo, luoghi reali ma distanti, fino a crearne uno irreale
come ambientazione del suo romanzo. È proprio in questa “placeless
city” che avviene la surreale vicenda che in realtà, come secondo
Adam tutti i romanzi, non è altro che l’esplorazione di una paura
privata: il confine tra una vita tranquilla e regolare e una
terrificante serie di eventi che la rendono angosciante.
Dopo
questo incontro, affascinati dalla persona e un po’ spaventati
dalla quantità di informazioni ricevute, a solo una mezzoretta di
distanza potrebbe capitare di incontrare un autore completamente
differente che ci fa dimenticare tutto quello che abbiamo appena
appreso.
Potrebbe
capitare di incontrare lo scrittore tedesco Joseph Zoderer che, con
un interessante copricapo western, ci espone una visione della
letteratura completamente opposta a quella di Thirlwell. Zoderer
riporta tutte le domande riguardanti il romanzo alla sua vita
privata, glissando sulle questioni letterarie per farci concentrare
sull’autore. Quando gli viene chiesto il target del suo romanzo
egli risponde prontamente “Io scrivo egoisticamente di me stesso e
per me stesso.” La letteratura è infatti secondo Zoderer la
ricerca individuale di un significato nella vita, che si discosta da
ogni precedente ricerca fatta da altri e dal contesto del mondo
moderno. Per questo motivo anche il ritiro in montagna: per usare le
sue parole, il suo scopo è “buttare fuori” quanto più trova
dentro di se genuinamente e solo infine operare una scrematura per i
suoi romanzi. Un bel trauma passare da discorsi su una complessa
ricerca di innovazione letteraria alla visione di letteratura
introspettiva e solitaria di Zoderer. Ma è in questo momento, grazie
allo spiccato contrasto, che abbiamo davvero spunti di riflessione. È
questa la ricchezza del festival: la possibilità di assistere a
tante sfaccettature della lettura e della letteratura che emergono
dagli autori, che ci fanno ragionare su temi che non ci toccherebbero
in un libro. Il fatto che quei fantomatici visi riquadrati in quarta
di copertina si trasformino in toni di voce, cappelli discutibili e
spiegazioni dei loro stessi libri rende queste persone e le loro
filosofie comparabili e accessibili a tutti, finendo per affascinare
anche chi semplicemente non aveva nient’altro da fare.
Commenti
Posta un commento