di Andrea Canciani 5^L
“La
Scrittura non ci insegna come vada il Cielo, ma come si vada in
Cielo”. Così affermava Galilei nella lettera copernicana
indirizzata a Cristina Lorena, sostenendo che il libro della natura
sia latore di un messaggio teoretico, mentre quello della Scrittura
di un messaggio etico. Riesce in tal modo a conciliare la sua fede
religiosa con quella scientifica, appigliandosi alla fune tesa da
Sant’Agostino, uno dei padri fondatori del pensiero cristiano, il
quale individuava nel Logos la fonte tanto della ragione quanto della
rivelazione. Partendo da questo presupposto, inizia con la
Rivoluzione scientifica un percorso confutativo di quelle che erano
le “verità naturali” presenti nella Bibbia, demolendo passo dopo
passo, o meglio formula dopo formula, il monopolio scientifico della
Chiesa. Tra gli esempi più eclatanti, oltre al geocentrismo, si
ricorda anche l’evoluzionismo biologico -quindi le teorie
darwiniane- che scardina il fissismo aristotelico-cristiano, oppure
la meccanica quantistica, la quale, delineando una realtà
probabilistica dalle fondamenta non deterministiche, mistifica il
provvidenzialismo biblico. Sembra quasi che la scienza miri a rendere
l’affermazione sopracitata totalmente incontestabile. Anzi, sembra
che ce l’abbia addirittura fatta, ma non è così. “In principio
Dio creò il cielo e la terra”. Modificando opportunamente la prima
frase della Genesi è possibile attualizzarla, mettendola a pari
passo con la scienza moderna. Il risultato sarebbe: “In principio
Dio creò l’universo e la vita”. Resa in tal modo resterebbe
esente dalla confutazione scientifica. Il problema davanti al quale
ci si pone è quindi quello delle origini dell’universo e della
nascita della vita, due questioni che la ragione umana non è ancora
riuscita a sviscerare. Per quanto riguarda il primo punto ci si
imbarca nella teoria del Big Bang. Definirla incompleta è erroneo,
dato che essa non nasce come teoria volta a spiegare le origini
dell’universo, bensì la motivazione della sua espansione, anche se
è innegabile che lasci dell’amaro in bocca. Partendo dal
presupposto che il nostro sia un mondo omogeneo vengono applicate le
formule della relatività generale all’osservazione dell’espansione
dell’universo; si riesce così a ricostruire, procedendo a ritroso,
la storia a partire da esso, fino a un momento nel quale la massa
tende a zero e la densità a infinito. Questa analisi a ritroso
spiega l’andamento dell’espansione non fino all’istante zero,
ma fino all’istante pari a dieci elevato alla meno quarantatré
secondi, l’era di Planck, nella quale non è più possibile
applicare le teorie relativistiche. Il secondo enigma invece riguarda
la nascita della vita, argomento meno noto, ma che comunque
rappresenta una delle frontiere di ricerca della biochimica. Negli
anni 50 due biochimici statunitensi, Miller e Urey, riuscirono,
tramite un esperimento, a dimostrare la possibilità che, in
condizioni simili a quelle della terra primordiale, si formino
composti organici (come qualche aminoacido) a partire da composti
inorganici. Esperimento fondamentale per quanto riguarda la studio
della nascita della vita, anche se risulta solo la prefazione di
questo libro ancora da scrivere. Di fatto è ancora ignoto il
processo che portò alla formazione del primo organismo cellulare
(Last Universal Common Ancestor). Nell’attuale situazione
scientifica quindi è possibile costruire solo delle ipotesi in
risoluzione di questi problemi, che però sul piano prettamente
scientifico, anche se costruite su delle fondamenta apparentemente
ben assicurate al terreno, hanno la stessa verità del dogma
cristiano sopracitato. La scienza presenta ancora diverse pagine
bianche o non trovate del suo libro della natura. Le ipotesi
costruite per compensare queste mancanze però non sono portatrici di
un messaggio che si possa definire più valido di quello delle
religioni. La ragione umana quindi nel suo tentativo di demolizione
totale della religione è riuscita ad evidenziare dei punti che
inevitabilmente continuano ad alimentarla. Con ciò però non si
vuole dire che le ipotesi di parvenza scientifica siano inferiori a
quelle divulgate dai testi sacri, ma semplicemente che non essendo
ancora provate non le annullano e di conseguenza indirettamente le
corroborano. La religione è stata posta dalla scienza stessa su un
piedistallo dal quale osserva divertita l’affannarsi della ragione
alla ricerca di qualcosa che al momento appare irraggiungibile;
piedistallo dal quale può urlare a squarcia gola, senza impedimento
alcuno: “Dio creò l’universo e la vita”.
Galileo Galilei (1564-1642) |
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