di Simone Gasparini 5^G
Fino
a due secoli fa la figura dell’adolescente ed il concetto di
adolescenza non erano presenti nella maggior parte delle società. Il
passaggio da "bambino" ad "adulto" veniva infatti
scandito da appositi riti, compiuti generalmente in una fascia d’età
compresa tra i dieci ed i quattordici anni. Si veniva infatti
considerati bambini fino all'età in cui non ci si poteva dedicare
alle attività che la propria classe sociale prevedeva. Il
diffondersi della rivoluzione industriale nel XIX secolo portò però
ad una serie di nuove esigenze in ambito lavorativo che potevano
essere soddisfate solo dopo un lungo percorso di studi. La borghesia
fu sicuramente la classe maggiormente coinvolta in questo processo e
l'aumentata importanza dell'istruzione fino ad “avanzata” età fu
il motore della successiva
crescita di
scuole superiori, colleges ed università. Iniziò quindi ad emergere
nel corso dell’Ottocento il concetto di adolescenza. Lo studio a
livello psicologico di questa fase della vita umana ha portato a
definirne come caratteri fondamentali la costituzione di schemi di
ragionamento logico, l’abbandono dell’egocentrismo infantile ed
il raggiungimento della forma alloerotica per quanto concerne la
sessualità, ovvero il riconoscimento del bisogno del partner. Fino a
qualche decennio fa si tendeva inoltre a riconoscere il comportamento
a rischio, aggressivo o a volte anche indecifrabile degli adolescenti
come il frutto di una sorta di cervello adulto pronto a metà. Le
ricerche in ambito scientifico e sociologico sottolineano però già
da una decina di anni come questo approccio sia ormai inadeguato e
grossolano. Durante l’adolescenza si può infatti rilevare uno
sviluppo senza eguali delle capacità di astrazione e pensiero
complesso, nonché di quelle di adattamento e di creazione di legami
extrafamilari. I cambiamenti che avvengono a livello cerebrale
concernono principalmente la connettività tra le regioni dei due
emisferi e sono frutto di un processo denominato “mielinizzazione”.
Con questo termine si intende l’avvolgimento degli assoni, le fibre
nervose che i neuroni utilizzano per comunicare, con la mielina.
Questa sostanza lipidica consente sia di velocizzare il processo di
trasmissione del segnale sia di aumentare la frequenza con cui i
neuroni possono inviarlo.
La mielina è inoltre
fondamentale per quanto riguarda il processo di sincronizzazione e
coordinazione degli impulsi nervosi, rendendo quindi più veloci
l’apprendimento e l’adattamento. In termini temporali, la parte
più interna dell’encefalo, comprendente il sistema limbico, è la
prima a mielinizzarsi ed a raggiungere la piena maturazione che
avviene attorno all’età dei 15 anni. La corteccia cerebrale
invece, sebbene la quantità grezza di sostanza grigia raggiunga
l’apice durante la pubertà, diviene matura e completamente
mielinizzata solamente attorno ai 19-20 anni.
La componente
prefrontale della corteccia, al giorno d’oggi tra le più studiate,
è vitale per i processi decisionali, di pianificazione e di
controllo delle emozioni. Il sistema limbico è invece responsabile
delle diverse emozioni che proviamo quotidianamente oltre che del
senso di paura, dell’umore e della memoria episodica (un tipo di
memoria associata a particolari stati emotivi). Nel corso
dell’adolescenza si può quindi assistere a diversi cambiamenti a
livello cerebrale che, visto il disallineamento nella maturazione tra
il sistema limbico e quello prefrontale, provocano le difficoltà che
spesso provano i teenager a controllare le emozioni o a valutare
rischi e benefici. Sono infatti dieci gli anni (dai 15 ai 25 anni
circa) in cui vi è uno squilibrio tra il pensiero emotivo derivante
dall’attività del sistema limbico e quello razionale regolato
invece dalle regioni prefrontali. Oltre ai processi di
mielinizzazione, il cervello in età adolescenziale possiede anche
un’elevata plasticità, fondamentale per l’apprendimento e per
l’adattamento. La plasticità neurale presenta però una
“fragilità” e delicatezza tali da rendere piuttosto vulnerabile
il cervello dell’adolescente.
Durante questo periodo si raggiunge infatti il picco di diffusione
delle malattie mentali quali il disturbo d’ansia, la depressione ed
i disturbi dell’alimentazione. Cercare di comprendere quali segnali
rappresentino effettivamente l’insorgenza di queste malattie e
quali siano invece solamente l’espressione di un adolescente in
fase di crescita rappresenta quindi un importante settore d’indagine.
In ultima analisi, alla luce di quanto confermato in campo
scientifico, l’adolescenza risulta essere un punto di svolta
fondamentale nella vita di ogni individuo. Cercare di capirne le basi
biologiche potrebbe quindi non solo aiutare gli adolescenti ad
esprimere al meglio le proprie inclinazioni e potenzialità ma anche
prevenire le molteplici malattie comuni nel periodo adolescenziale.
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