di Simone Gasparini 5^G
Il
sonno rappresenta un aspetto fondamentale della nostra esistenza,
passiamo infatti in media 8 ore al giorno (un terzo della nostra
vita) a dormire, in parte sognando. Le vicende evolutive di questo
fenomeno sono ancora poco chiare ma è probabile che in origine si
sia sviluppato in relazione al rapporto preda-predatore. Durante il
sonno infatti, le prede attraggono di meno i predatori rimanendo
immobili. Sembra
quindi che il sonno potesse essere funzionale ai primi gruppi di
ominidi per difendersi dai predatori ed isolarsi dai pericoli della
notte. Gli attuali metodi di indagine ci hanno però proposto una
visione più ampia ed approfondita del sonno. Grazie infatti a
misurazioni dell’attività elettrica cerebrale ed oculare
effettuate tramite elettroencefalogramma ed elettroocoulogramma si
sono individuati, oltre alla fase REM, quattro stadi del sonno.
Questi, definiti anche di sonno lento, si differenziano
principalmente per le diverse frequenze delle onde rilevate dall’
EEG, e per una graduale diminuzione (dallo stadio 1 al 4)
dell’attività elettrica. In genere più il sonno diventa profondo,
minore diventa la frequenza e maggiore l’ampiezza delle onde
rilevate. La diminuita attività nervosa è dovuta al fatto che le
cellule diventano irresponsive ai normali stimoli ed iniziano invece
a sincronizzarsi per passare attraverso le varie fasi. Queste fasi
compongono poi dei cicli che si ripresentano per quattro o cinque
volte a notte. Le strutture che regolano
questi cicli e il ciclo sonno-veglia in generale, si ritiene siano il
talamo e la formazione reticolare ascendente (oltre che vari altri
nuclei all’interno del cervello). Buona parte di queste
regioni, spesso dei
nuclei siti nel profondo del cervello, presenta una fitta serie di
collegamenti con le zone visive e sensoriali, grazie alle quali forma
i circuiti di quello che viene chiamato l’orologio biologico
interno. Vi sono poi diversi gruppi di neuroni inibitori che inviano
segnali a vaste zone della corteccia cerebrale inibendola e
consentendo quindi di cadere nello stato di incoscienza mentre si
dorme. La regolazione del sonno appare quindi, fisiologicamente, come
un processo piuttosto complesso che coinvolge diverse strutture che
solo ora iniziamo a comprendere. Il sonno non è però soltanto un
processo passivo o di “protezione dai predatori”, ma anche un
periodo in cui avverrebbero il consolidamento degli apprendimenti del
giorno prima ed il ristoro e l’ottimizzazione delle funzioni
cerebrali. Mentre si dorme il cervello ha infatti un sofisticato
sistema di autopulizia che sfrutta l'espansione in volume
tra i neuroni di una rete
di canali, il sistema ganglifatico, che permette al liquido
cerebrospinale di scorrervi in misura maggiore. Questo processo
permette di smaltire prodotti di scarto come le proteine
beta-amiloidi e i rifiuti provenienti dal metabolismo cellulare che
poi saranno trasportati al fegato.
Le parti che hanno
suscitato maggiore interesse fino ad ora sono però la fase REM e la
comparsa dei sogni. La fase REM (rapid eyes movements) presenta un
tipo di attività molto simile a quella riscontrata durante la veglia
e si ripete per quattro o sei volte in un ciclo di sonno completo. In
questa fase infatti le strutture più interne del cervello, tra cui
il talamo, presentano un’attività simile a quella della veglia
mentre la corteccia cerebrale rimane inattiva. I sogni emergerebbero
quindi da questo tipo di attività anche se l’interpretazione della
loro funzione e significato rimane a tutt’oggi una questione
piuttosto controversa. In neurobiologia, come anche in psicologia,
diverse teorie vertono sull’interpretazione del sogno come fattore
centrale per il “trasferimento” dei ricordi alla memoria a lungo
termine. Un’altra teoria suggerisce come i sogni siano invece
frutto di sintesi e interpretazione cerebrali dell’attività dei
diversi centri di rielaborazione sensoriale che si attivano durante
la fase REM. In questo senso quindi anche fattori e stimoli esterni
come variazioni di temperatura, umidità o stimoli fisici possono
contribuire a modellare il contenuto del sogno. Come emerge
abbastanza chiaramente nel panorama scientifico, lo studio del sonno
e dei sogni è tutt’oggi ancora alle sue fasi iniziali. Le ricerche
per conoscerne i meccanismi e le basi fisiologiche potrebbero portare
al miglioramento dei trattamenti delle patologie del sonno.
Ciò che però forse
risulta ancora più interessante e ricco di implicazioni in campo
bioetico è il concetto di coscienza che sta emergendo dagli studi
compiuti sul sonno. Lo stato di coscienza di un individuo non sarebbe
infatti qualcosa di rigido che può essere solo assente o presente,
bensì un graduale cambiamento tra diverse fasi, ognuna costituita da
una caratteristica attività cerebrale. Non si tratterebbe più quindi di una
“lampadina” che si accende o spegne bruscamente, ma di una
sorgente di luce che si intensifica o si attenua gradualmente.
Commenti
Posta un commento