di Celeste Bozzetto 3^A
Ormai
si sente parlare talmente tanto di “effetto serra” e di
“emissioni di CO2” che tutte le notizie inerenti a questi due
fenomeni non ci stupiscono più. Da qualche settimana il popolo di
twitter ha lanciato l’hashtag “#nevermorelessthan400ppm”, dal
momento in cui alcuni scienziati americani hanno stimato che la
settimana tra il 15 ed il 22 novembre sia stata l’ultima con la
concentrazione di CO2 nell’atmosfera inferiore a 400 ppm,
concentrazione mostruosa se pensiamo al fatto che negli anni ’20
era pari a 290 ppm, negli anni ’50 a 315 ppm ed infine nei primi
anni del 2000 era 365 ppm.
L’anidride
carbonica proviene da fonti naturali come il terreno e prima che si
iniziassero ad usare i combustibili fossili (petrolio,carbone e gas
fossili) veniva assorbita dalle piante durante la fotosintesi.
Questo
bilancio si è alterato in seguito ad un crescente utilizzo degli
idrocarburi con conseguenze allarmanti come l’acidificazione dei
mari e l’aumento dell’effetto serra. A dimostracelo è lo
scienziato americano Charles Keeling, fondatore dell’osservatorio
di Mauna Loa nelle Hawaii dove viene misurata ogni giorno la
concentrazione di anidride carbonica; i dati sono disarmanti, come il
grafico qui accanto descrive.
A
dicembre le Nazioni Unite per la ventunesima volta si sono riunite a
Parigi per discutere di questo problema poiché si stima che i
cambiamenti climatici innescati da una concentrazione di CO2 pari a
450 ppm possano essere irreparabili ed insostenibili. Se dovessimo
raggiungere quella quota il pianeta entrerebbe in una nuova realtà e
si giungerebbe ad un probabile punto di non ritorno.
Il
segretario generale dell’Organizzazione Mondiale del Clima Michel
Jarraud afferma che servono soluzioni immediate e perciò invita i
governanti a provvedere immediatamente al taglio delle emissioni in
modo radicale e soprattutto sollecita a sensibilizzare la popolazione
per evitare sprechi.
Anche
Papa Francesco ha voluto toccare questa tematica nella sua enciclica
“Laudato Si” dove definisce la Terra “casa comune” di cui
bisogna avere cura ed invita i fedeli (e non solo) a riflettere su
come questi avvenimenti possano danneggiare in modo drastico la
nostra vita. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono
molteplici: l’ innalzamento della temperatura porterebbe alla
rovina di interi ecosistemi (come per esempio quelli dei ghiacciai),
l’acidificazione dei mari causerebbe l’estinzione di migliaia di
specie vegetali ed animali, l’aumento della temperatura delle
acque darebbe origine a fenomeni pericolosissimi come uragani,
cicloni ed inondazioni. I danni non sarebbero solo a livello
ambientale ma anche a livello sociale: sarebbe inevitabile la siccità
e di conseguenza i beni primari provenienti dall’agricoltura
rischierebbero di venir meno; i paesi più deboli si troverebbero in
stati di completa povertà e ciò alimenterebbe i flussi migratori.
Inoltre potrebbe aumentare anche il terrorismo perché le società
sarebbero più vulnerabili. Come vediamo questo problema ci tocca
direttamente e soprattutto noi, figli viziati della società
occidentale, dobbiamo prendere atto dei rischi a cui stiamo andando
in contro. E’ obbligo di noi giovani d’oggi (nonché adulti del
domani) informarci e prendere coscienza del fatto che il mondo sta
cambiando velocemente e che esiste un’altra realtà oltre quella
felice e spensierata che viviamo noi. La generazione dei nostri
genitori ci ha lasciato molti debiti con madre natura e quindi tocca
a noi sanarli. Ovviamente al momento non possiamo fare molto ma già
costruendoci una nostra opinione ed una nostra idea sull’argomento
possiamo contribuire a fare qualcosa di concreto per noi e per i
nostri successori. Lo stesso Francesco D’Assisi cantava lodi a
madre natura come “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra
matre Terra, la quale ne sustenta et governa,et produce diversi
fructi con coloriti flori et herba”. Quindi ora sta a noi, che ci
definiamo i portatori della civiltà, prendere in mano la situazione
ed almeno provare a rendere più vivibile il nostro pianeta, unica
casa che non conosce né bandiere né religioni.
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