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Lo studente modello e il cazzaro

Ore 23:30. “E anche questa giornata è andata” pensa lo studente modello, sollevato dal dolce rumore del libro che si chiude, ormai tutto memorizzato grazie a uno studio costante e progressivo. Dopo aver diligentemente fatto la cartella, va a letto, per rilassare la mente e sprofondare in un meritato sonno. “Chissà cosa starà facendo il mio compagno di banco, il cazzaro. Potrei scrivergli se ha studiato.. ma poi mi tormenterebbe con richieste di compiti ecc; meglio lasciarlo alla sua  ignoranza”. E così si addormenta. 

Ore 23.30. “Dove è quel cavolo di libro di storia?!”. Panico totale, unito ad un fortissimo senso di colpa. Anche questa volta il cazzaro ha seguito la sua amata legge del “fai domani quello che puoi fare oggi”e si ritrova a dover ancora studiare innumerevoli capitoli. Oh quanto se ne pente, ma dopotutto è sempre così, fino all'una non può dormire se non vuole arrivare impreparato. Dopo aver scritto disperatamente a tutta la classe di inviargli almeno i compiti delle altre materie, all'ennesimo “visualizzato e non risposto”, si rassegna. Lampadina accesa, libro aperto, un sapore amaro in bocca e via con un'altra nottata scolastica. “ Questa sarà l'ultima volta che finisco in queste condizioni”

Ore 8:00. Con grande eleganza, riposato e ben “truccato” lo studente modello entra in classe, puntuale come al solito. Si siede, alza gli occhi al cielo realizzando che il suo compagno di banco è stranamente in ritardo, e tira fuori i libri della materia della prima ora. Dopo aver ricontrollato meticolosamente gli esercizi svolti, alla minima incertezza alza la mano: “Prof, potremmo correggere l'esercizio 5? L'ho fatto, ovviamente, ma ho un dubbio”. Soddisfatto, diritto e composto, si prepara ad ascoltare con attenzione la spiegazione, prendendo appunti con penna blu, rossa verde e chi ne ha più ne metta.

Ore 8:08. “Prof scusi per il ritardo, non mi è suonata la sveglia” si scusa il cazzaro, entrando goffamente in classe e sedendosi al suo posto. Imbarazzato davanti agli schemi perfetti e approfonditi del suo compagno di banco, tira fuori un foglio e una penna scarica. “Prof, ho confuso i quaderni.. e quindi non ho i compiti.. ma li ho fatti!!” dice a testa bassa. “Vabbè, vieni allora alla lavagna a fare l'esercizio che ci ha chiesto il tuo compagno di banco” risponde il professore. Dopo essersi alzato, il cazzaro fulmina con lo sguardo -più da zombie che da umano- lo studente modello, e si appresta a camminare verso il patibolo. “ Ma tenerselo per sé, quell'esercizio, no eh?”. Questo è il  suo ultimo pensiero, prima di dare il via ad uno show di errori ed orrori.

Ore 13:05. Dopo aver ricevuto un 9 in latino, dopo aver dimostrato ancora una volta la propria efficienza scolastica ai professori, lo studente modello torna a casa col sorriso. Una buona pastasciutta è quello che gli serve per riprendersi dalle 5 ore di lezione, mentre racconta con entusiasmo ai genitori gli avvenimenti della giornata. Riposa un po' gli occhi, ma per le 14:30 è già sulla scrivania, pronto per studiare tutto il pomeriggio. Sorride; sono le 18 e ha già finito tutto, ora può dedicarsi ai suoi hobby e interessi. “Anche questa volta non ho sbagliato un colpo.”

Ore 13.05. “Basta”. Stressato e frustrato il cazzaro torna a casa. “Non è possibile che i professori chiamino sempre e solo me”. Conciato come un morto vivente, mangia con velocità. L'unica cosa che vuole è dormire, riprendere l'energie e finalmente organizzarsi per lo studio pomeridiano. “Prima il dovere, poi il piacere..prima il dovere poi il piacere” si ripete. Però ora una mezz'oretta di sonno non me la toglie nessuno.

Buio fuori dalla finestra. “Cosa è successo?”. Il cazzaro è ancora rintronato, riesce a malapena ad aprire gli occhi. Si alza dal letto, con la schiena dolente e le gambe pesanti. Si dirige verso la cucina, lentamente, constatando che in casa non c'è nessuno. “Qual è l'ora in cui la casa è vuota?” pensa, cercando di fare mente locale. Poi trova il coraggo; alza lo sguardo, timidamente, verso l'orologio appeso sul muro: “No, no no no, dimmi di no.” urla. “Non è possibile, avevo messo la sveglia!” Sono le 18, e i libri ancora vergini sulla scrivania. “Idiota, sei un idiota.”
Era successo di nuovo.


Luca Picotti, 4^H

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