Al giorno d'oggi molte sono le strategie con cui, spinti da
interesse politico, i governi tendono ad influenzare l'opinione della
popolazione (in particolare attraverso i mass media), mettendola in guardia in
particolare contro quella che viene definita come una vera e propria “minaccia
islamica”.
Alla luce dei recenti fatti di cronaca, comunque, sarebbe
forse bene che ci interrogassimo personalmente sugli errori che vengono
commessi sia da parte occidentale che medio-orientale e cercassimo di capire
quali sono le ragioni più profonde di fenomeni come il fondamentalismo e fino a
che punto questo sia veramente legato all'aspetto religioso.
Massiullah è uno studente afghano di 17 anni che attualmente
frequenta il Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico, qui in Italia, e che
gentilmente si è prestato ad offrirci il suo parere su alcuni temi da un punto
di vista forse poco comune per noi giovani Europei.
Innanzitutto, dice, per capire come questo genere di
situazioni abbia origine, bisogna capire che la religione in medio-oriente gioca un ruolo
fondamentale come componente della cultura e dell'identità delle popolazioni
locali. Il fattore religioso non è vissuto nello stesso modo in cui lo vede
ormai la gran parte degli occidentali, ma si tratta di qualcosa di
imprescindibile che la popolazione stessa sente il dovere di difendere e
mantenere, anche, per esempio, a costo di mettersi contro un governo che non la
rispetti (come è successo per la rivoluzione in Iran).
Uno dei fattori recentemente introdotti in quei territori (e
molto contestati dalla popolazione) è la cosiddetta “americanizzazione” che,
per quanto riguarda soprattutto l'Afghanistan, rappresenta una contaminazione
culturale influenzata e sostenuta dall'intervento americano contro il regime
talebano e che, in quanto in buona parte strumentale e concettualmente diversa
e in contrasto con la cultura locale, suscita un forte malcontento nella
popolazione dovuto alla generale incompatibilità con le loro tradizioni.
Il problema che ne consegue è che spesso la spinta
anti-americana aiuta la nascita di correnti fondamentaliste ed estremiste che
fanno leva sul forte senso di orgoglio religioso della popolazione e a cui la
gente dà seguito perché spesso resa vulnerabile e (come un po' ovunque)
facilmente influenzabile
A volte è addirittura il comportamento dell'Occidente stesso
a favorire l'insorgenza di elementi che tentino di contrastarne l'avanzata.
Nascono dunque movimenti meramente politici che utilizzando impropriamente il
nome dell'Islam come bandiera (in quanto argomento molto efficace per
risvegliare la sensibilità della popolazione) e si guadagnano quindi un certo
consenso.
Questi gruppi, però, non sono veramente basati sulla
religione, non lo sono i talebani e non lo è l'Isis. Queste organizzazioni, – continua
Massiullah – ci tengo a sottolinearlo, sono prettamente politiche e il vero
Islam non ha assolutamente nulla a che fare con tutto questo.
In merito al caso Charlie Hebdo – dice – ho sentito qualcuno
argomentare che se si dice qualcosa che ferisce qualcun altro non significa per
questo che non vada detta. La libertà d'espressione è giusta, sono d'accordo,
ma alle volte sembra quasi che si voglia sviluppare un nuovo concetto di
“libertà d'offesa”.
Si deve fare attenzione perché come il nome dell'Islam
riesce molto bene a far leva sui popoli musulmani, il nome della Libertà al
giorno d'oggi è in grado di fare altrettanto sui popoli occidentali e potrebbe
essere per questo facilmente soggetto allo stesso genere di manipolazione.
Cos'è allora che non ci permette di accettarci a vicenda?
È naturale che ognuno difenda le proprie credenze e i propri
ideali, ma nel farlo bisogna anche essere rispettosi per quelli degli altri.
Anche ignorare voci e posizioni altrui costituisce una mancanza di rispetto,
che caratterizza peraltro tutte le forme di fondamentalismo.
Ciò che dovremmo fare è lavorare assieme, mettere tutti i
nostri ideali sul tavolo e ragionare chiaramente e logicamente, allo scopo di
avvicinarci ad una realtà comune riducendo il conflitto di opinioni, in quanto
questo è l'unico modo per riuscire a vivere in una comunità globale e pacifica.
Camilla Persello
con la collaborazione
di Massiullah Faqiri
UWC Adriatic
Commenti
Posta un commento