Intervista a Jonathan Stein,
direttore Project Syndacate e Margaret
Sullivan, public editor The New York Times
Durante il Festival del
Giornalismo abbiamo avuto l’occasione di assistere alla conferenza “Opinioni vs
notizie”, dove si è analizzato il divario sostanziale tra opinionisti e
reporter. Gli ospiti in sala erano Margaret Sullivan, public editor del The New
York Times e Jonathan Stein, direttore del Project Syndacate. Abbiamo
approfittato per porgere loro un paio di domande riguardo al mondo del
giornalismo nella sua complessità, principalmente nei paesi oltreoceano. La
concezione anglosassone del giornalismo e dello stesso scrittore è lontana
dalla nostra, ma ciò nonostante le loro risposte ci sono sembrate applicabili
anche alla situazione Europea e italiana; le riportiamo qua sotto.
Margaret Sullivan, public editor del New York Times |
Quali sono le prospettive per una carriera nel
giornalismo per noi giovani?
M.Sullivan: Penso che
una carriera nel giornalismo sia un’idea grandiosa, vi do un totale
incoraggiamento. È la cosa più divertente che potreste fare, è molto stimolante
e non si ripete mai la stessa giornata, non è mai noioso, è un bel modo per non
smettere mai di imparare. E anche se tutti dicono che non ci sono posti di
lavoro, io non credo che sia questo il caso. Insegno alla Columbia University e
conosco molti ragazzi che diventeranno giornalisti. Credo sia un campo
fantastico.
J.Stein: Spero che non vogliate
diventare ricchi! Penso che sia indispensabile per la società che ci sia un
buon giornalismo. Per i giovani che vorrebbero iniziare una carriera in questo
campo, dovete fare una scelta: dovete essere certi che non ci sia nient’altro
che desiderate fare, che questa sia la vostra missione, dovete scrivere,
scoprire cose, scoprire la verità riguardo a qualcosa, parlare con la gente. Ma
se siete davvero convinti di volerlo fare…
Quale dovrebbe essere il nostro approccio al mondo
del giornalismo?
M.Sullivan: Credo che
la cosa più importante da fare sia, anche se sembra ovvio, inseguire la verità,
cercare di essere corretti e dare al pubblico qualcosa che non avrebbero potuto
avere se non grazie a voi, al vostro impegno e alla vostra diligenza. Credo che
se riusciste a fare questo stareste contribuendo a rendere il mondo un posto
migliore e questo dovrebbe essere l’unico scopo di un giornalista.
J.Stein: Credo
che tutti inizino come giornalisti freelance. È una cosa terribile da dire, ma
dipende molto dalla fortuna, anche se è importante lavorare sodo. Conosco
persone che si impegnano molto ma non hanno mai avuto fortuna e viceversa,
persone che si sono impegnate e sono state fortunate. Al contrario, non conosco
molti giornalisti pigri che hanno avuto la fortuna di sfondare. Fin
dall’inizio, le persone parleranno di te e del tuo lavoro, che tu lo sappia o
meno, hanno delle opinioni. Diventa necessario, quando si riceve un incarico,
qualsiasi sia la paga, fare il miglior lavoro possibile. Oltretutto, è continuo
passaparola: tutto quello che hai è la tua reputazione.
Cosa dovrebbe fare un giornalista per catturare
l’attenzione del lettore in un articolo?
M.Sullivan: Bisogna
essere molto preparati. Quando vi dedicate ad un’intervista, aiuta molto “aver
fatto tutti i compiti” in anticipo, dovete assicurarvi che nulla di ciò che vi
viene detto vada perso, quando qualcuno vi dice qualcosa dovete capire
esattamente ciò di cui sta parlando e inserirlo nel contesto. Quindi credo che
sia molto utile fare un percorso preparatorio, questo vi aiuterà a scrivere un
buon pezzo e anche a diventare un grande giornalista.
J.Stein: Prendere
in considerazione il feedback dei lettori potrebbe risultare pericoloso. Nessuno
nega che sia legittimo, ma a volte semplicemente non è il caso, è meglio
ignorarlo. Non intendo dire che si debbano ignorare i lettori, non è così,
semplicemente a volte a molti di loro semplicemente non hanno nulla da dire!
Spesso i nostri lettori ci comunicano le loro opinioni, perché molti di loro
sono esperti, ad esempio accademici, e quindi sentono di avere qualcosa da dire
con cognizione di causa. A volte non forniscono un contributo troppo positivo,
ma spesso sì.
Diletta Rosin 3H, Gaia Tempo 4D,
Beatrice Troppina 3D, Matilde Lodolo 3H
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