Interviste all’avvocato di Edward Snowen, Ben Wizner
e al Presidente della Camera, Laura Boldrini
Snowden
era un funzionario qualunque del NSA americano, finché un giorno decise che non
poteva più tacere le scomode verità che il suo lavoro gli aveva fatto scoprire.
Fu così che scrisse al Guardian e altri giornali, rivelando la “sorveglianza di
massa” che gli Stati Uniti praticavano controllando i messaggi privati di
milioni di utenti internet, spesso non sospettati. Lo scandalo, definito
“datagate” fu di enormi dimensioni, e Snowden dovette presto chiedere l’asilo
politico in quanto negli Stati Uniti lo aspetterebbero anni di carcere. Da
Mosca, dove si è rifugiato, Snowden si è collegato con Skype al festival del
Giornalismo, per l’evento più atteso dell’intera iniziativa. Nella sala dei
Priori c’era anche uno dei suoi legali, Ben Wizner, che abbiamo intervistato.
Fino a dove vorreste spingervi in
questa lotta legale al NSA e cosa vorreste ottenere?
Nel
rappresentare Edward Snowden abbiamo due obbiettivi, tra cui quello di
migliorare la sua situazione, di metterlo nella posizione di poter un giorno
tornare a vivere negli Stati Uniti senza passare la vita in carcere.
L’obbiettivo principale è quello di riparare una democrazia corrotta, di
accrescere la consapevolezza pubblica a riguardo dei programmi di sorveglianza
di massa dei nostri governi e per questo stiamo portando avanti azioni di
lobbying in parlamento, stiamo compilando cause legali nei tribunali, stiamo
cercando di istruire il pubblico sui pericoli di questo sistema… Ma si tratta
di una lotta lunga. Non c’è alcuna soluzione immediata al problema, su alcuni
di questi temi si è lavorato per molti anni, perfino per decenni, quindi è una
sfida continua per assicurarsi che il governo non ottenga e non mantenga troppo
potere.
Quanto siete speranzosi riguardo
alle possibilità di successo dei vostri sforzi?
Provo un
misto di speranza e timore. Ritengo che il dibattito globale che si sta avendo
su questi temi sia storico, straordinario. E’ un dibattito che avremmo dovuto affrontare
ancora prima che i governi cominciassero ad utilizzare questi sistemi di
sorveglianza di massa. In alcuni paesi questa discussione è molto
incoraggiante, e sta spingendo i poteri dei governi ad essere limitati
piuttosto che aumentati, in altri, come la Francia, e forse anche l’Italia,
staremo a vedere, i governi stanno sfruttando la paura del terrorismo per
aumentare il loro controllo, piuttosto che diminuirlo.
Snowden ci ha sfidati, ha fatto la sua parte, ci ha fornito le informazioni, ma ora spetta a noi decidere: cosa faremo di questa consapevolezza? Ora che sappiamo come funziona veramente il mondo, ora che siamo a conoscenza di ciò che volevano tenerci nascosto, cosa faremo?
Snowden ci ha sfidati, ha fatto la sua parte, ci ha fornito le informazioni, ma ora spetta a noi decidere: cosa faremo di questa consapevolezza? Ora che sappiamo come funziona veramente il mondo, ora che siamo a conoscenza di ciò che volevano tenerci nascosto, cosa faremo?
I giovani sono spesso accusati di
essere poco cauti su internet e di avere scarsa conoscenza dei problemi di
privacy. Lei è d’accordo?
Dato che
siete studenti delle scuole superiori, probabilmente sentirete dire tutto il
tempo che i giovani non si preoccupano della privacy, che mettono tutte le loro
informazioni su internet, che sono esibizionisti. Tuttavia è vero il contrario.
Se ci si domanda qual è il gruppo di età più informato e preoccupato dei
sistemi di sorveglianza di massa, si scoprirà che in realtà i giovani sono
quelli che comprendono meglio la tecnologia e i rischi correlati, e i più
favorevoli ad una riforma di internet. Dunque, ritengo che quando i ragazzi
della vostra generazione saranno cresciuti, andranno all’università e
prenderanno le redini delle loro società, ci saranno buoni presupposti per
sperare in una situazione migliore.
Il
giorno seguente un altro incontro molto atteso, quello con Laura Boldrini, che espone
il piano della Camera per creare una Costituzione per internet. Anche questo
dibattito è incentrato sui temi di internet, tra sicurezza e libertà,
sorveglianza e privacy. Siamo riusciti fare una domanda al Presidente della
Camera, che vi riportiamo.
A proposito di
libertà e privacy su internet, ieri ha parlato in collegamento Edward Snowden
al festival. Con le sue dichiarazioni ha indubbiamente prestato un servizio
molto importante alla popolazione, però ha anche tradito il suo Stato. Volevo
sapere, lei cosa ne pensa di questo caso?
Io
penso che questa sia infatti una questione molto controversa, e che con
equilibrio bisogna trovare un terreno in cui si garantisca la sicurezza delle
persone - specialmente in un momento come questo in cui c'è una minaccia
globale del terrorismo- ma allo tempo stesso si rispetti anche la privacy delle
persone. Perchè non credo sia accettabile che, in qualche modo, noi ci
sottomettiamo all'idea che, siccome siamo minacciati, tutti dobbiamo essere
spiati. Quindi oggi la sfida è grande, ed è grande tanto più quando alcuni
governi sotto questa pressione arrivano a prendere delle decisioni che
potrebbero andare, appunto, a cozzare con il diritto dei cittadini. Quindi per
questo è importante che il dibattito sia anche parlamentare, che ci sia un
confronto, e che si prendano decisioni che rimangano sempre nel tracciato delle
nostre libertà e delle nostre garanzie. Perchè se usciamo da quel tracciato abbiamo
perso questa battaglia, abbiamo già ceduto rispetto ai nostri principi identitari.
Quindi io ritengo che su questo si debba lavorare, con questa stella polare,
cercando di combattere la sfida del terrorismo, ma sempre tenendo presente il
recinto delle nostre garanzie.
Luca Picotti 4^H e
Elias Ngombwa 5^I
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