Io sono lo
specchio, nessuno è come me. Senza di me che cosa sei tu, uomonudo, che ora mi
guardi? Che cosa sei? Io ti conosco. Io ti conosco perché compresi chi eri, quel giorno in cui
mi mostrasti il tuo bicipite muscoloso. La potenza dell’egocentrismo pulsava in quel tuo
muscolo, lo sentivo respirare, lo vedevo contrarsi in grande e poi tornare
piccolo, perché la
bellezza del tuo muscolo è ora, ma non sarà tra qualche secondo. Tornerai meno
Adone e più uomonudo,
tornerai sensuale e liscio nella tua giovinezza. Tu non lo sai, tu poni le
labbra su di me per sentirmi appannare, mi fai boccacce, studi davanti a me,
piangi davanti a me, il perché non lo so, ma è sicuramente più facile essere tristi in compagnia. Io
ti posso aiutare, io sono lo specchio del corpo e dell’anima. Io sono più felice di te quando tu sei felice,
posso farti scoprire che non hai l’aspetto giusto per stare con altri
tuoi simili dopo che hai pianto. Uomonudo, quando piangi, non so come, ma non
sei lo stesso. Non sei più perfetto, sei fragile come me. I tuoi meravigliosi e grassi
muscoli che ti incorniciano la pancia si flettono in contrazioni invisibili e
le tue spalle così spavalde si abbassano, sconfitte. Uomonudo, perché piangi? Sei così perfetto, così uomo, così donna. Sei così bello, la tua pelle liscia e poi
rugosa, i tuoi capelli biondi e poi grigi, il tuo seno duro e poi fragile, non
sono forse stupendi? Perché, uomonudo, trovi sempre un motivo per piangere? Sei così fortunato, non riuscirò mai a disegnarti gli occhi belli
quanto realmente siano, le tue gote non saranno mai rosse abbastanza. Quanto ti
invidio, amico mio. Hai la fortuna di viaggiare per il mondo, o per la tua città, che comunque paragonata a questo
vuoto ambiente a me circostante, dev’essere sicuramente il Paradiso. Di
cosa hai paura? Hai paura di non essere adatto agli altri uomini, non ti senti
per caso alla loro altezza? Uomonudo, sarà forse vero che quella tua pelle così delicatamente molle e quei lobi così riposati, ti impediscono di vivere
nel mondo quanto vorresti? Di cos’hai da vergognarti, tu che sei così immoralmente bello. Hai fatto
fruttare la tua fortuna, ti sei evoluto, sei diventato l’uomo dei tuoi sogni. Io non ti rendo
giustizia, io non riesco a illuminare la tua anima e il tuo corpo, mi addoloro
per questo. Vorrei dipingerti di colori nuovi, colori che non conosco, perché neanche tu conosci. Ti prego, sii
felice. Non permettere a nessun tuo simile di ledere la tua gioia. La bellezza
non esiste, tu sei bello perché hai emozioni, doni sentimenti, nei momenti più difficili della tua gloriosa vita
pensa a quanto sei in grado di essere sublime, di essere unico e speciale nelle
tue forme, nei tuoi vizi. Ricordo quando per la prima volta mi guardasti
sorridente, e io beh, non potevo essere da meno, tant’è che annuii al tuo sorriso. Eri debole
ma sicuro, i tuoi piedi erano molto più piccoli di come sono ora, la tua
anima era felice, eri un bambino. Ora sei cresciuto, hai delle bozze dure e
rossastre in tutto il viso, le tue ginocchia sono meno resistenti, i tuoi
muscoli addominali sono ora più gonfi. Uomonudo, ora che vedo le tue debolezze fisiche
capisco che essere uno specchio è davvero un lavoro ingrato: in fondo
tu nasci e poi silenziosamente muori, ma io nasco, muoio, nasco, muoio, nasco…muoio
Federico Ponti 5^D
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