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“Tutto ciò che è diverso da me mi arricchisce”

È questa significativa citazione di Saint-Exupéry che ha svolto il ruolo di filo conduttore della conferenza intitolata “Le frontiere della libertà di espressione” mediata da Thierry Vissol, consigliere speciale media e comunicazioni presso la rappresentanza della Commissione Europea a Roma.
Arricchita dai preziosi interventi dello scrittore Jean-Pierre Guéno, della scrittrice Chiara Mezzalama, del vignettista Mauro Biani e del direttore VoxEurop GianPaolo Accardo, la discussione si è snodata attorno alle domande “Che cosa vuol dire libertà di espressione” e “Quali sono i veri limiti per poterla limitare?”.
Guéno ha subito messo in luce l’importanza del rispetto, inteso sia come lavoro ben fatto del giornalista, sia come rispetto verso gli altri, alla base dei limiti da porre.
La scrittrice Mezzalama, facendo inevitabilmente riferimento all’attentato al giornale satirico francese Charlie Hébdo, ha precisato l’importanza del “non prendersi troppo sul serio”, concetto che, probabilmente, ultimamente manca in tutta Europa. La satira, come racconta anche nella sua ultima pubblicazione intitolata Voglio essere Charlie, è dotata di un umorismo impertinente e provocatorio che può far ridere, ma che può anche disturbare. Tuttavia prendersela con un disegno, con un’illustrazione significa contestare l’infanzia dell’umanità, il giovane lato ludico che “qualifica l’insensatezza del nostro passaggio sulla Terra”.
Abbiamo avuto l’opportunità di cogliere la voce di tre dei protagonisti della conferenza in brevi interviste.
Con lo scrittore Guéno ho comunicato in lingua francese e quindi vi riporto le sue parole da me tradotte in italiano.

Pensa che ci siano delle soluzioni per far capire che si può apprendere dalla diversità, per esempio attraverso la vignetta satirica?

Credo che l’humour, l’espressione, rispondano a una delle domande poste, ovvero “cos’è l’umiliazione?”. L’umiliazione è quando si sminuisce, mentre l’espressione è fatta per far crescere le persone, apportare loro un plus-valore, non è una predazione e quando lo scopo ricercato è la predazione sistematica allora non si fanno crescere le persone, si degrada il dibattito, lo si sacrifica, si finisce per fare del dibattito stesso una caricatura. Quindi io credo che la soluzione consista nel cercar di far sempre crescere l’altro e affinché possa crescere è necessario che possa prendere coscienza del fatto che, ripeto ciò che ho detto poco fa, noi siamo veramente ricchi solamente grazie all’aggregazione delle nostre differenze. E questo è qualcosa di molto importante, purtroppo viviamo in un periodo di populismo, di ascesa del razzismo, di risalita degli estremismi, dei fondamentalismi e, in questi casi, nelle società dette civilizzate, organizzate, si fa grande la tentazione di trovare dei capri espiatori, di dividere la gente, di trovare dei responsabili e ho paura per l’avvenire. In Francia, tradizionalmente, il capro espiatorio è l’ebreo o l’arabo. Penso che nei prossimi quarant’anni a venire, il capro espiatorio sarà l’anziano, in quanto, dopo aver conosciuto il “Baby Boom”, vivremo il “Nonno Boom” e il “Nonna Boom”. Il 20% degli anziani, che saranno ricchi e benestanti, saranno detestati, mentre l’80% degli anziani saranno completamente dipendenti. Ciò che mi fa molta paura per i prossimi quarant’anni a venire è la guerra delle generazioni e penso che non potremo uscire da ciò con la divisone e l’odio predicato dagli uni verso gli altri. Al contrario, sarà con l’accettazione dell’altro e con l’accettazione delle differenze, siano esse differenze di sesso, differenze di sessualità, di età, di pensiero, di religione. È necessario che l’umanità ridiventi un grande crogiolo, un grande melting pot, come non avrebbe mai dovuto cessare di essere. Sfortunatamente ci sono dei momenti in cui ci si trova nel senso inverso del bilanciere dell’orologio e per il momento siamo piuttosto in quella che io ho chiamato, in uno dei libri, l’”era dell’ego diretto”, ovvero un narcisismo esasperato che fa si che sia per forza l’altro ad avere torto.

E ora ecco le parole del vignettista Mauro Biani:

Il vignettista Mauro Biani
Secondo lei esiste anche una sorta di responsabilità del lettore per quanto riguarda la satira?

Beh si, però la responsabilità del lettore è legata al tipo di cultura che ha, al tipo di gusti, di letture che ha, infatti la satira, non per una questione snobbistica, ma proprio per una questione tecnica non è per tutti. Se hai un pubblico davanti che non ti capisce non c’è neanche gusto a farla.

Rapporto arte-censura?

L’arte non dev’essere mai sottoposta a censura, l’arte è una libera interpretazione della realtà da parte dell’artista, chiunque deve aver rispettata la sua arte. Ovviamente poi ci sarà qualcuno che non è d’accordo o che la trova blasfema.

Concludo con le parole di Thierry Vissol:

La Francia è il Paese della Libertà..

Lo fu, non si sa se lo sia ancora…

…infatti, in una situazione come quella dell’attacco a Charile, non bloccando l’azione terroristica ha quasi soffocato la libertà di espressione, lei cosa ne pensa?

No, assolutmente no, impedire un atto di violenza terroristica è estremamente difficile, anche se è stato detto dalla stampa che ci sono stati dei problemi con i servizi segreti che hanno mal interpretato alcune cose; non è che si possa bloccare un attentato, abbiamo visto in tutti i paesi che nessuno è riuscito veramente a bloccare gli attentati fatti da micro gruppi ben organizzati e ben preparati che conoscono per di più il paese. Il problema è sapere fin dove la paura di avere degli attentati non conduce non solo nei termini della libertà di espressione ma dei termini di libertà in generale a ridurre tutte le nostre libertà di qualsiasi tipo libertà di spostamento, libertà di fare qualsiasi cosa rischiamo di finire in società che hanno talmente paura che si chiudono nelle loro proprie prigioni. È questa la problematica e non è una problematica francese bensì una problematica globale a livello occidentale, cioè dove adesso abbiamo paura di tutto, invece di essere quelli che provano a fare qualcosa perché la problematica del terrorismo non è solo un problema di fondamentalismo religioso perché questo si appoggia su tanti altri elementi come la povertà, la fame, le disuguaglianze. Se noi non siamo in grado di migliorare questa situazione a livello mondiale, al livello dei nostri stessi paesi dove le disuguaglianze stanno crescendo a dismisura, allora c’è un problema politico, un problema dei cittadini che devono reagire e fare politica per cambiare le cose. Siete voi giovani che lo dovete fare, io sono troppo vecchio, ho provato a farlo, ho fatto il ’68 ma… siamo dove siamo adesso.

Secondo lei c’è una responsabilità anche da parte del lettore per quanto riguarda la satira?

No, cioè la responsabilità è un concetto molto difficile da definire; quando si fa un mestiere importante come parlare alla gente, scrivere, parlare in televisione la responsabiltà diventa qualcosa di estremamente difficile da definire, può essere definita dalla legislazione, non dire cose false, l’etica giornalistica impone di verificare le fonti. Dopo di chè, di che responsabilità stiamo parlando? La vignetta, la satira deve essere offensiva per definizione, una caricatura è una caricatura, dal verbo latino “caricare”, ovvero andare oltre, utilizzare i tipi fisiologici. Quindi la responsabilità del caricaturista è di non andare oltre a qualcosa che diventa un’umiliazione per una persona.  Ma l’umiliazione per una religione non è offensiva contro quelli che credono.

Shani-Yaël Baldacci 3°I  


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