25 ANNI, LA PAROLA AD ANTONIO MORENO
Ripercorrendo la storia della nostra scuola, abbiamo scoperto
che già dal 1948, 40 anni prima della nascita dell’attuale Preludio, esisteva
un giornalino degli studenti intitolato “Come la pensiamo”. Ma pochi anni dopo
la redazione si sciolse. Nel 1954 si
ricostituì, prendendo il nome di “Così è se vi pare”. Anche questa iniziativa
non ebbe una lunga storia e venne sostituita, dopo un periodo di pausa, dalla
testata “Lastrico” nel 1981. Solo 7 anni più tardi il giornale della scuola
prese il nome di “Preludio” e da allora viene stampato periodicamente.
Come saprete, ad ottobre inizieranno i festeggiamenti per i
90 anni del nostro Istituito. La redazione del Preludio ha voluto anticipare
queste celebrazioni in occasione del 25° anno del giornale.
Per fare ciò abbiamo riportato alla luce dai nostri archivi
un’intervista al prof. Moreno, che fu uno dei redattori di “Come la pensiamo”. L’intervista porta la
data del 12 dicembre 2011 ed è stata curata da Fabiola Elezi e Anna Bizzarro,
entrambe uscite dal liceo.
Signor Moreno, lei è stato uno dei primi redattori per “Preludio”..
Sì, ma nel 1948 il giornale si chiamava “Come la pensiamo”.
Fu fondato da Franco Musoni. “Come la pensiamo” usciva “quando e dove poteva”: non c’erano sufficienti fondi per finanziarlo ed in redazione eravamo in pochi.
Proprio come adesso, a distanza di più di sessant’anni le
cose non sono cambiate. Attualmente anche noi siamo in pochi, ma siamo molto uniti.
Questo è molto importante, ai miei tempi però non si era
tutti d’accordo. Dopo la guerra era difficile mettere d’accordo le persone dal
punto di vista politico. Ognuno conservava la propria ideologia. Ad esempio io
ero in accesa polemica con il fondatore Musoni. Nonostante la diversità di tipo
ideologico però, siamo stati insieme, uniti. “Come la pensiamo” era un
principio, un progetto di vita. Allora noi giovani volevamo farci sentire sulla
questione dell’università, perché non tutti potevano accedervi liberamente. Chi
si diplomava al liceo classico poteva accedere a qualsiasi facoltà, non aveva
ostacoli, per chi invece si diplomava al liceo scientifico non tutte le porte
erano aperte. Per i ragazzi degli istituti tecnici poi, neanche a parlarne.
Tutto il contrario di adesso, ora si dice che chi si diploma
al liceo scientifico ha più possibilità di accedere all’università..
Sì, sono cambiate molte cose. Ma questa è solo una delle tante. Oggi gran parte dei ragazzi che frequentano la scuola
si muovono con corriere, autobus e macchine. Nella mia classe invece, c’era chi
si alzava alle quattro di mattina per arrivare a scuola in orario, poi questi
si addormentavano sui banchi durante le lezioni dalla stanchezza. Ora i ragazzi
si addormentano in classe per altri motivi: o perché hanno visto il loro
programma preferito fino a tarda notte o perché spendono molto del loro tempo
davanti al computer, sui social network.
Quindi secondo lei ideali e valori stanno entrando
progressivamente in crisi?
Spero che non succeda perché sia gli ideali che i valori sono
estremamente importanti. I valori e gli ideali aiutano a costruire un proprio
progetto di vita, senza il quale è difficile andare avanti. Il giornale ad
esempio era un ideale per noi: era il mezzo con cui potevamo esprimerci
liberalmente. Anche con le assemblee studentesche accadeva questo.
Ha toccato un “tasto dolente”. La partecipazione degli
studenti all’interno della nostra scuola alle assemblee studentesche ognimese è
davvero insufficiente.
Le assemblee devono essere un motivo di soddisfazione per voi
studenti, un’occasione in più per esprimersi, confrontarsi e divertirsi.
Accanto ai dibattiti, il gioco che
andava per la maggiore era la pallavolo.
Signor Moreno, dopo il liceo Marinelli che strada ha intrapreso?
Dopo la laurea in pedagogia, ho fondato una scuola materna a
Napoli. In tre ci dividevamo centocinque bambini. Dopo qualche tempo però
questa scuola fu chiusa d’autorità: purtroppo un ispettore giudicò i bagni non
idonei. Ho insegnato alle elementari, alle medie, al liceo. Insegnare a dei
bambini ed adolescenti non è mai facile perché a volte questi provengono da
situazioni difficili, magari anche dalle strade. Tuttavia conservo molti
ricordi simpatici. Mi ricordo che in una classe elementare spariva in
continuazione del materiale scolastico. Individuai il piccolo “ladro” e mi
inventai un gioco: lo incaricai “addetto alla sicurezza”. Da quel giorno non
mancarono più quaderni e matite colorate. Poi sono diventato ispettore e ho
avuto la fortuna di viaggiare molto con questo lavoro. Sono stato in Siria, in
Brasile, in Somalia, in Eritrea ma ho girato un po’ con la “testa nel sacco”.
Tu pensi di ritornare in questi magnifici posti e poi la vita ti fugge. Ma
bisogna accontentarsi di quello che si è fatto.”
Nicola Petrucco 2^H
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