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OGNI MURO AL SUO OLTRE

Ne sono certo, l’idea di far cadere il Muro di Berlino la ebbe lui. Un giorno ne troveranno le prove. A me l’ha raccontato Alessandro: ha ritrovato un vecchio manoscritto, redatto da uno Spagnolo che in quei giorni era là, nel mezzo del frastuono di gente che chiedeva la caduta, assieme al muro, del regime comunista. Lo Spagnolo però non lo conosceva; a sua volta ne aveva sentito parlare: per questo, dato che si tratta della storia più bizzarra mai udita qui a Udine, nessuno ci crede. Io sì.
Tutto inizia quando Kalif, matematico di origine araba, residente a Berlino Est si sta recando all’Università dove lavora come assistente professore. In quei giorni le proteste, in particolare dei giovani che chiedono con insistenza di passare il vallo ed entrare a Ovest, stanno creando un clima tesissimo che pare costantemente pronto a sfociare in violenze e scontri. Parliamo del sette novembre 1989. Passando in prossimità del Muro, Kalif nota una scritta a spray sul mostruoso cemento che deturpa una delle città più belle d’Europa. È curiosa, per lui che di matematica ci vive:

(OGGI+DOMANI)/((PAURA+CORAGGIO)^2 )    

Kalif, cavolo, ne ha viste di formule, ma questa non saprebbe proprio interpretarla: non è certo difficile risolverla numericamente, si dice, ma bisognerebbe attribuire alle parole il giusto valore. Come fare? In fondo, riflette il matematico arabo, si tratterà soltanto di uno slogan simbolico; probabilmente un vero senso non ce l’ha. Eppure la curiosità è troppa; Kalif annota minuziosamente tutto sul  suo quadernino. Fra radici ed integrali quelle stupidaggini sembrano davvero stonare: ridicolo il modo in cui affogano fra calcolo combinatorio e geometria analitica.
Tuttavia, il ragazzo ci pensa tutto il giorno e anche quello successivo. Tenete d’occhio la data: siamo arrivati all’otto novembre. Attribuisce i valori più impensabili alle parole; infine decide di correlare ciascuna lettera al relativo numero dell’ordine alfabetico per poi considerare ciascun vocabolo una moltiplicazione. Cifre enormi, scopre; ma come si può fare a risolvere questo enigma? E perché c’è una linea di frazione a separare questi valori che, potenzialmente, potrebbero voler dire di tutto? Perché  essi sono divisi e non moltiplicati per dare qualcosa di molto più grande?
Un attimo… divisi? Separati? Improvvisamente il colpo di genio: Kalif pensa a dove ha rinvenuto quello slogan. Il Muro di Berlino. Pensa a quei giorni e tutto gli è più chiaro: cosa fa un muro? Per definizione esso separa. Divide. Impedisce, cioè, a potenziali enormi di sommarsi e moltiplicarsi. Dotato di straordinaria intelligenza, l’uomo capisce in maniera quasi ovvia, elementare, il senso delle proteste dei giovani. E immediatamente è evidente anche il suo ruolo in tutto questo. Quei giovani, gli studenti, hanno capito prima di chiunque altro che il cambiamento e il progresso non sono utopie; con coraggio hanno preso le redini di tutto ciò e si sono fatti motori dell’atto rivoluzionario più importante dal 1789, dalla Rivoluzione Francese. Un’altra coincidenza che siano passati esattamente duecento anni? Forse no. Il giorno dopo Kalif và a lezione con una missione chiara in testa: come ogni giorno incontrerà i suoi ragazzi, ma oggi è diverso. Ha intenzione di dare il suo appoggio ad azioni concrete. Basta gridare slogan, ora bisogna agire!
Disegna sulla lavagna una linea di frazione.
“Sapete di che si tratta?”. La risposta arriva senza esitazione; all’unisono tutti esclamano: “Una frazione”. Kalif li corregge sorridendo e dice: “Siate più elementari. È una divisione”.
I ragazzi sembrano sentirsi presi in giro. Come biasimarli? Il matematico allora riprende la spiegazione; sa di avere tutti gli sguardi, anche se perplessi, su di lui: “Oggi voglio dimostrarvi che le divisioni si possono distruggere, annullare. Parlo di matematica, ma mi riferisco alla storia. Poniamo che questa linea di divisione sia un muro”. Quella parola sembra catalizzare definitivamente l’attenzione sul gessetto che scorre sul piano della grande lavagna. “Ebbene poniamo un popolo, diciamolo A, da una parte del muro e un altro, B, dall’altra.
In bianco scrive:
A/B

“Ecco qui. Ora vediamo la situazione dall’altro lato del muro. Cosa scrivo?”
Le risposte, meno convinte ma molto più attente e comprensive, accompagnano la mano di Kalif che scivola su vecchi calcoli e scarabocchi:

B/A

“Bene. E infine poniamo che i due popoli, fingendo che il muro non esista, decidano di collaborare. Immaginiamo, cioè, che un messaggio riesca a passare da una parte all’altra e i due popoli attacchino insieme il muro”

A/B∙B/A=1

Il risultato colpisce tutti gli studenti. Niente più divisioni! Il risultato è l’unità.
È il 9 novembre 1989. L’oggi non piace più, il domani attira. Basta paura, lasciamo che il coraggio moltiplichi il coraggio! Ogni cosa può cambiare, insieme. Ogni muro ha un suo oltre.



Tommaso Billiani 4^G

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