FRIULANO A SCUOLA: UNA RISORSA?
L’ansa di un fiume che scorre placido, il grigio sentore di
un autunno che torna, il nero, funesto presagio di un temporale sulla pianura,
le piogge malinconiche, infinite, silenziose sulle montagne, i verdi selvaggi
boschi di faggi e betulle, la rugiada lucente all’alba sui prati fioriti, i
poveri campi rigati, feriti dall’arida lama dell’aratro, le barche leggere
che sfumano al tramonto sulla laguna, il
saggio muto eterno esistere dei monti, i piccoli antichi borghi smarriti,
popolati di fantasmi, Udine traboccante di semplice, elegante, smisurata
grazia e bellezza, il calore degli
affetti, le osterie, gli sguardi, i silenzi, i volti giovani, vecchi, belli,
poveri, stanchi, dolci, aspri, feriti, le storie di uomini, dolori e ricordi, i
canti, i riti, le graziose pievi svettanti sulle montagne, i sentieri, i
santuari, gli echi di tempi e secoli andati, l’alba di un era che deve ancora
nascere: questo è il Friuli, la nostra terra, questo siamo noi, questo sono
stati i nostri padri, i nostri antenati,
gente di frontiera, stirpi di anime semplici e sensibili, questo è il Friulano,
una lingua antica, saggia, umile.
Nata in epoche molto lontane a seguito del disfacimento
dell’Impero Romano e delle successive invasioni barbariche, essa prende piede soltanto a partire dal 1300, in
concomitanza con la nascita e la diffusione degli altri volgari italiani, tanto
che Dante stesso ne parla nel suo celeberrimo trattato “De vulgari eloquentia”.
La sua successiva evoluzione rimane sempre strettamente
legata a quella del Friuli e quindi in un primo momento all’affermarsi nella
regione del Patriarcato d’Aquileia, sostituito ben presto dal dominio della
Repubblica di Venezia.
Il Friulano si distingue e si qualifica come una lingua
semplice, pratica, essenziale, che fa uso
di un linguaggio umile, quotidiano, non ricercato, rozzo, aspro, ma nel
contempo dolce e musicale.
Qualità fondamentale del Friulano è inoltre la capacità che esso possiede di esprimere
l’essenziale poesia e la semplice pura bellezza della terra, della vita nei
campi, di una realtà contadina ancora presente nella nostra regione, di una
società dura ma piena di valori, caratteristica che l’ha reso lingua prediletta
da molti scrittori e poeti friulani, autori del calibro di Pier Paolo Pasolini,
Carlo Sgorlon, David Maria Turoldo ed in tempi più recenti Pierluigi Capello,
con i suoi sonetti in Furlan.
Studiare il Friulano non vuol dire soltanto imparare una
lingua ma conoscere e riscoprire le tradizioni, la cultura, i valori della
nostra terra, delle nostre pianure e delle nostre montagne, la storia dei
nostri antenati, dei nostri padri, la nostra storia, dare valore a un mondo, un
modo di vivere, una società che sta scomparendo, rendere onore a coloro che
prima di noi lo hanno parlato e lo hanno vissuto, riconoscere l’unicità
culturale della nostra regione, terra di incontri tra popoli, crocevia di etnie
e di saperi.
Insegnare facoltativamente il friulano a scuola è un modo per riconoscere e prendere
atto del fondamentale ruolo storico, ancora sottovalutato e non considerato,
che il nostro Friuli ha sempre avuto e che ancora mantiene, e per far conoscere
e valorizzare la letteratura molte volte poco conosciuta della nostra regione.
Se la scuola è un luogo di formazione e di valorizzazione
dell’ individuo ancor prima che luogo di semplice apprendimento, a che serve
far conoscere agli studenti lontani saperi, opere di autori stranieri, voci e
scritti di mondi e secoli che non ci appartengono, se poi viene negata loro la
possibilità di approfondire e ritrovare le proprie origini e le proprie radici?
In questo mondo sempre più globalizzato, in cui ogni uomo
pare essere cittadino del mondo, in cui le concezioni di nazione e stato
sembrano ormai essere cosa astratta, in cui sempre di più si allentano i legami
con la propria terra, il rischio più grave è di divenire cittadini del nulla o
di rinnegare e smarrire il proprio passato, le proprie tradizioni, la propria
storia e quindi la propria identità: bisogna evitare che questo accada,
riscoprire le voci e gli insegnamenti di coloro che ci hanno preceduto,
coltivare anche in ambito scolastico una lingua che ha in se l’anima, il cuore
di questa terra ribelle, solitaria, povera e dimenticata e di quegli uomini che
fin dai tempi più antichi l’hanno cantata e l’hanno lodata.
Carlo Selan 3^E
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