SOCIAL NETWORK: RELAZIONI O DISTRUZIONI?
Chi di voi non è ancora iscritto a Facebook e Twitter, i due
più famosi social network al mondo? Poter entrare di nuovo in contatto con chi
non si vede da tempo, fare nuove “amicizie”, condividere con i nostri amici
foto e video dei momenti più belli vissuti assieme; ma le insidie nascoste
dietro questi gesti sono dietro l’angolo.
È il caso di Carolina Picchio, la quattordicenne di Novara
che nel gennaio scorso si è suicidata a causa delle numerose vessazioni subite
sul web ad opera di suoi coetanei; o il caso di Amanda Todd la quindicenne
canadese che si è impiccata a causa del revenge porn, ovvero la pubblicazione
su Internet di foto spinte che ritraggono la vittima mettendola in imbarazzo pubblicamente.
Queste sono solo alcune delle vittime recenti di un fenomeno
che si sta diffondendo sempre più rapidamente: il cyberbullismo, fenomeno nato
negli ultimi anni tra i ragazzi e che viene messo in atto attraverso internet,
telefoni cellulari o computer.
Per cyberbullismo si intende, secondo alcuni studiosi, “una
forma di prevaricazione volontaria e ripetuta, attuata attraverso un testo
elettronico, rivolta contro un singolo o un gruppo, con l’obiettivo di ferire e
mettere a disagio la vittima di tale comportamento che non riesce a
difendersi”.
A differenza del bullismo diretto in cui il bullo offende
direttamente la vittima, la quale conoscendolo può sporgere direttamente
denuncia, nel caso del bullismo cibernetico il bullo invia messaggi molesti
alla vittima tramite sms, e-mail o in chat oppure la fotografa e la filma in
momenti in cui non desidera essere ripresa e invia poi le immagini della
vittima ad altri, per diffamarla, minacciarla o infastidirla. Questo avviene
soprattutto con l’utilizzo dei social network che facilitano l’attività del
bullo il quale può nascondersi dietro un falso profilo o nickname, in modo da
non poter essere facilmente scoperto.
Oltre a ciò l’utilizzo dei social network riduce le
inibizioni del bullo che, non avendo paura di essere scoperto, continua con le
sue molestie. Ma perché una persona compie queste azioni vergognose?
Spesso il cyber bullo lo fa per ottenere popolarità
all’interno del gruppo, dal quale alle volte si ritiene escluso. Purtroppo la
vittima, dal canto suo, a volte fa la sua parte.
Le foto, ad esempio, scattante in momenti di intimità fra
partner e poi condivise, spesso diventano motivo di ricatto da parte, in
genere, dell’uomo che, dopo essere stato lasciato, decide di vendicarsi
pubblicandole su siti accessibili a tutti e nonostante sia possibile cancellare
dal proprio profilo le foto o i video pubblicati, nel gigantesco mondo del
cyberspazio rimarrà sempre traccia di ciò che ci credevamo di aver rimosso per
sempre.
Per cercare di arginare questo fenomeno che coinvolge ben il
16% dei ragazzi della nostra età sono nate numerose associazioni che aiutano
chi è perseguitato dai cyber bulli (un numero verde 800 669696 ed anche il
Telefono Azzurro). Inoltre se qualcuno è vittima di cyberbullismo dovrebbe
parlarne immediatamente con un adulto, perché, anche se sembra una cosa da
bambini, in realtà è molto utile e può aiutarci a risolvere la situazione;
sarebbe opportuno salvare i messaggi del bullo per poi poterli mostrare alla
Polizia, cambiare numero di telefono e darlo solamente a persone di cui ci
fidiamo, non fornire mai e poi mai informazioni dettagliate a chi si conosce in
chat o sul web perché non possiamo sapere chi c’è dall’altra parte.
Il fatto che questo fenomeno sia assai diffuso mi dà da
pensare: le nuove forme di tecnologia sono una cosa preziosissima che sarebbe
giusto utilizzare a dovere e con criterio, non per fare del male. Facebook e
Twitter, poi, inventati per riprendere i contatti con persone che non vedevamo
più da tempo, vengono utilizzati non più per il loro scopo iniziale ma per
offendere altre persone per sentirsi “fighi”?
Secondo me chi fa questo in realtà si sente molto piccolo e
codardo perché alla fine non è disposto a metterci la faccia ma preferisce
rimanere nascosto.
Rimanendo sempre sul discorso “social network” chi ne è
colpito dovrebbe immediatamente cancellarsi da questi siti e anche se le
informazioni e le foto rimarranno sempre sul web, almeno così facendo può
ricrearsi dei rapporti veri con persone di cui si fida e in questo modo
comunque viene eliminato un mezzo di offesa, anche perché come recita un antico
detto “occhio non vede cuore non duole”.
Certo essere presi di mira dà un brutto scossone
all’autostima che riduce drasticamente la sicurezza in se stessi, ma non
rimaniamo succubi facendo lo stesso gioco del bullo! Per questo dobbiamo
chiedere aiuto perché altrimenti finiremo per farci del male da soli.
Ricordiamoci che Carolina e Amanda avevano preferito non
farne parola con nessuno, affrontando da sole questa battaglia che alla fine
chi le tormentava ha vinto.
Elisa Putelli 3^L
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